Inizio a muovere i primi passi con un entusiasta maestro ballerino di tango di origini colombiane: Giuliano Scarpati, creatore di un programma di tango argentino, milonga, e tango valzer pensato per insegnare i movimenti fondamentali del tango argentino in tutto il mondo. Lui riesce a conquistare la mia fiducia, che mi permette di abbandonarmi all’abbraccio, dicendomi che “il tanguero”, ovvero il cavaliere, ha visione dello spazio in cui conduce la sua dama, – la seguidora, pertanto lei ha il compito di percepirlo e di seguirlo” avvertendo quegli impercettibili movimenti dei suoi muscoli, per lasciarsi guidare in questi primi 8 passi ad occhi chiusi, proprio per esaltare l’ascolto attivo, (l’ascolto che ci consente attraverso l’empatia e l’accettazione dell’altro, di saper ascoltare osservando l’interlocutore), mi focalizzo proprio sulle intenzioni che la sua muscolatura mi trasmette. Avverto i passi fluidi e sicuri, dopo un primo momento di disorientamento e paura, mi appoggio alla sua spalla, a cui faccio attenzione, a tratti si sposta avanti ed indietro. Non sono abituata a fare dei passi ad occhi chiusi e mi rendo conto di aver provato qualcosa di simile appesa ad un paracadute, sfidando la mia paura del vuoto. Apro gli occhi, devio lo sguardo, devo assolutamente riprendere il controllo, in realtà in quel preciso momento, i passi si confondono e sono costretta a fermarmi un secondo. Parlandomi con un tono fermo e rasserenante mi racconta la storia della milonga, ad un tratto mi trovo ad immaginare un vicolo in un sobborgo di Buenos Aires, intorno al 1880, una sala da ballo, in cui un trio formato da violino, chitarra e flauto suona una musica molto sincopata e nostalgica, per una folla di giovani ragazze e ragazzi in trepidante attesa di potersi incontrare in quell’unico modo concesso loro ed in quell’unico luogo. È un ballo per poveri, che hanno inseguito il mito del benessere argentino: sono in tanti nella sala, Italiani, Francesi, Ungheresi, Ebrei e Slavi, schiavi liberati e Argentini della seconda e terza generazione, provenienti dalle pampas. Il mio maestro mi guida schivando i loro passi e mi fido della sua accortezza ad evitare di sbattere contro altri ballerini, come un buon leader fa attenzione a ciò che succede durante il ballo e mi protegge. Mi spiega le regole della sala: non bisogna creare conflitti né contrasti quando si balla in tanda. Nell’800 Buenos Aires è la città dove “far fortuna”. Nonostante la durezza dei lavori disponibili, data la grande disponibilità di manodopera, i salari erano piuttosto miseri. Le emozioni mi riportano alle storie che in tanti immigrati mi raccontano, nei colloqui che fanno con me, perché io possa individuare un percorso di ricollocazione nel mondo del lavoro in questo periodo post Covid-19. Ieri come oggi, il tango argentino, una miscela unica e irripetibile di tradizioni etniche e culturali è diventata la musica che L’UNESCO, nel settembre 2009 ha decretato patrimonio culturale immateriale dell’umanità. Il mio maestro Giuliano Scarpati mi chiede: “Come immagini il pavimento su cui ballano? Non lo immaginare come questo parquet, liscio e levigato, ma ruvido e disconnesso, con mattonelle non sempre ben allineate”. Torno a seguirlo, a chiudere gli occhi e mi accorgo soddisfatta di aver fatto una conquista: la fiducia in qualcuno che ha visione, imparare a percepire lo spazio attraverso lui, il mio compito è comprenderlo, lasciarmi guidare nei movimenti e nelle intenzioni. È uno stravolgimento di emozioni, dopo un’intera giornata passata a guidare i miei studenti, a conquistare la loro fiducia, a cercare di trasmettere loro i criteri con cui guidare un team e al ruolo del leader. Facciamo una semplice camminata nella sala, in cui lui guida ed io …seguo. Ma l’esperienza viscerale di provare qualcosa di nuovo diventa una potente lezione per costruire fiducia ed essere consapevoli di quanto sia vitale comunicare la fiducia in tutte le interazioni. Riuscire a comunicare qualcosa, un’emozione, usando un codice inusuale e non verbale. Ripenso alle mie lezioni e, come nel tango, spiegare come si comporta chi guida e chi segue è una potente lezione perché una volta nel ruolo di leader o di follower sappiano inviare segnali chiari. Nella danza come in ufficio è evidente che la fiducia tra leader e follower si avvale di feedback vivace che si rafforza da sé. I membri del team si aspettano che il loro leader li guidi con senso di responsabilità. Sanno come nel tango, che il loro capo sta cercando di compensare muovendosi più lentamente, ripetendo le istruzioni, evitando una mossa difficile, per una debolezza percepita, come il tanguero adatta il suo modo di ballare alla capacità della ballerina, proprio come il mio maestro sta facendo con me. Ricevo un incarico: di provare la “salida”, letteralmente “l’uscita” di base, una combinazione di otto passi che si utilizza per imparare a ballare. Otto sono, in quasi la totalità dei casi, le frasi musicali che si compiono in otto tempi e, come un follower, seguo le istruzioni dando il massimo. Non è semplice per me che sono principiante, cambiare cavaliere, e come nella leadership, se scoprissi che il mio leader mi sta indirizzando male, facendomi inciampare, sprecando il mio sforzo, potrei iniziare a cercare un nuovo partner. Al lavoro come nel tango, i team dipendono da una forte fiducia reciproca e da una comunicazione chiara, ed entrambe le parti, leader e seguaci, devono essere chiari sui segnali che stanno dando (e ricevendo) una dall’altra. Sostituire l’ambizione personale con un’aspirazione comune, lavorare per costruire con costanza la fiducia puntando più sull’empatia che sull’impazienza, sono passaggi cruciali per una bella danza come per un bel lavoro di squadra che sfoci in un bel business e che non si areni nella palude dei conflitti. La strategia di collaborazione, l’atteggiamento costruttivo (in cui si tengono conto di tutti i bisogni) che porta a voler capire l’altro, il suo punto di vista, le sue necessità, e volere che l’altro faccia lo stesso, viene esaltata nel tango. Il ruolo della “seguidora”, cioè che segue l’uomo, nel tempo con l’emancipazione femminile è passato a “mujer que responde” nel senso della donna che risponde alle proposte del partner: già il “seguire” è un verbo passivo come a dipendere dall’uomo; “donna che risponde” invece presuppone un’azione responsabile ed interpretativa del proprio movimento. Inevitabile pensare ad un team che non esegue in modo meccanico e pedissequo le direzioni del leader, ma che fornisce il suo personale apporto, ognuno nel proprio ruolo, nella soluzione dei problemi, i cui skills vengono valorizzati nella corretta allocazione delle risorse alle mansioni previste nel progetto di lavoro. Sappiamo che le tecniche di comunicazione efficace prevedano anche cosa non bisogna fare per rendere inefficace la comunicazione: interrompere l’interlocutore e non rispettare le sue pause. È terapeutico svolgere il ruolo de “la milonguera” cioè della donna che frequenta le milongas, proprio perché è di fondamentale importanza saper ascoltare fino in fondo tutta la proposta del movimento da parte del partner. È importante comprendere che, anche se tutti gli uomini dovessero fare uno stesso movimento, ognuno di loro lo “marcherebbe” in maniera diversa. Per questo motivo se la donna riesce ad aspettare fino alla fine il movimento dell’uomo nel tango, potrà avere moltissime opportunità di rispondere in maniera più consapevole e adeguata. Le lezioni che possiamo imparare dal tango per usare nel lavoro non finiscono qui. I ruoli nel tango sono complementari e offrono la possibilità di sperimentarsi alternando i ruoli, ora ballando come quello che guida, ora ballando come quello che segue: in questo modo è possibile lasciando che sia l’uomo, per esempio a farsi condurre dalla donna, a comprendere già dal primo ballo, come sta lei mentre conduce e come sta lui quando viene condotto, lo stesso si può sperimentare tra diverse persone che compongono un gruppo di lavoro. In questo modo è possibile sperimentare quale ruolo è più consono per ognuno: la dimensione da leader progettuale, attiva, volitiva o quella di follower, di ascolto, ricettiva, di sensibilità. I ruoli dipendono dal modo in cui il partner si pone all’ascolto dell’altro (quando viene portato) e alla comunicazione dell’altro (quando porta). Questa modalità viene sperimentata anche nell’ambito delle terapie di coppia: si dà la possibilità ai partner di comprendere come comunicano nella relazione e quanto sono disposti ad ascoltarsi. I benefici del tango per un team potrebbero rappresentare una risposta ai bisogni delle persone dopo il lock down: attraverso il contatto corporeo, il movimento e l’ascolto della musica, le conseguenze sono serenità e maggiore comprensione che facilita il team working: in poche parole, tutti possiamo stare meglio insieme ballando il tango.
Teresa Sisto