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14 Gennaio 2025
Primo Piano

Intervista a Gimmi Cangiano

Onorevole di Fratelli d’Italia Gimmi Cangiano, componente VII COMMISSIONE (Cultura, Scienza e Istruzione) e IX COMMISSIONE (Trasporti, Poste e Telecomunicazioni)

On. Cangiano, così come sostenuto in campagna elettorale, il suo partito ha fortemente voluto una rimodulazione del Reddito di Cittadinanza. Cosa ne pensa a riguardo, considerando che è proprio al Sud che è concentrata la percentuale maggiore di percettori? Non teme ripercussioni sociali ed un acuirsi di situazioni di indigenza e povertà diffuse?

R: E’ inutile nasconderlo: il RdC così come era stato progettato ed attuato non era affatto sostenibile per le casse dello Stato e non era per nulla quello strumento democratico e di solidarietà sociale che i 5S hanno voluto farci intendere per più anni. Anzi. Il RdC è stato, soprattutto qui al Sud, il padre di tante situazioni di disagio e malessere, ha favorito una maggiore diffusione di lavoro nero ed ha incentivato sistemi criminali di truffe e raggiri. E purtroppo i suoi effetti negativi non sono finiti qui. L’aspetto peggiore, e forse anche quello più triste, riguarda l’impatto che il Reddito ha avuto sulla motivazione al lavoro dei giovani, che troppo spesso si sono adagiati sulla certezza di percepire una paghetta di Stato a fine mese, piuttosto che cimentarsi in esperienze lavorative formative ed importanti per lo sviluppo della personalità.

Perché, Lei ritiene che in Regioni come la Campania, dove ancora troppo alta è la percentuale di disoccupazione giovanile, c’è speranza per i nostri ragazzi di trovare lavoro senza dover per forza trasferirsi all’Estero?

Si. Ne sono convinto. E la mia non è una convinzione da uomo di Partito che ne deve obbligatoriamente sostenere le tesi e le posizioni. La mia è una affermazione che nasce dalla consapevolezza che il lavoro c’è, anzi a causa del RdC ce ne è anche tanto. Manca però chi ha la serenità e la determinazione per accettare nuove sfide. Viverle e magari vincerle. In questi mesi abbiamo sentito decine di appelli di Imprenditori, alcuni di levatura nazionale, che cercavano disperatamente giovani professionisti da formare ed assumere; spesso però questi appelli sono rimasti inascoltati. E la motivazione è sempre la stessa: è più facile non far nulla tutto il giorno e ricevere comunque una retribuzione a fine mese, piuttosto che vivere esperienze lavorative che possono essere anche dure ed impegnative, soprattutto i primi tempi. Purtroppo questa è una stortura del RdC dei 5S con cui dovremo convivere ancora per molto tempo, e che genera antipatia e rabbia nei confronti di chi, come questo Governo, sta cercando di cambiare le cose o almeno di rimetterle in ordine.

E cosa significa per Lei quantomeno riprovare a rimettere in ordine le cose?

Significa ridare centralità al lavoro. Significa adoperarsi affinché possano diventare accessibili anche qui al Sud le opportunità per investire in formazione ed occupazione. Significa creare occasioni. Significa incentivare le persone alla dignità del lavoro e a guadagnare uno stipendio che possa essere il giusto compenso per anni di studio o di esperienza. Perché è questo che deve fare il lavoro: deve ritornare ad essere motivo di soddisfazione e di appagamento non soltanto economico, ma anche personale. In questa prospettiva è giusto che la Politica faccia la sua parte. E non disincentivando i cittadini, soprattutto quelli più giovani, al lavoro. Ma facendo esattamente il contrario: formandoli, mettendoli in condizioni di acquisire quelle competenze in chiave europea indispensabili e così fortemente chieste dal mercato del lavoro. In questo contesto, è poi ovvio che la Politica deve salvaguardare i più deboli, deve sostenere le situazioni di coloro che oggettivamente non possono essere lavorativamente collocati o ricollocati. Perché questo è il senso di uno Stato sociale e solidale come quello che noi incarniamo, ben lontano da quello tristemente assistenzialista e sussistenzialista con cui abbiamo dovuto fare i conti fino a qualche mese fa. E di cui purtroppo paghiamo ancora le spese: in tutti i sensi.

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