Cateno De Luca detiene il record italiano per essere stato sindaco di tre comuni diversi, Fiumedinisi, Santa Teresa di Riva e Messina. Un record che sembra possa essere anche migliorato con la molto probabile candidatura a primo cittadino di Taormina, la perla dello Ionio, per le elezioni amministrative del 28 e 29 maggio 2023
Onorevole De Luca, il 3 e 4 marzo scorsi a Roma si è tenuta l’Assemblea costituente di Sud chiama Nord in una sala dell’Hotel St. Martin gremita di persone giunte da tutta Italia. Quando nasce questo progetto?
Il progetto Sud chiama Nord per l’equità territoriale nasce in Sicilia in occasione delle scorse elezioni politiche del 25 settembre, elezioni svolte in concomitanza con il voto per il rinnovo dell’Assemblea Regionale Siciliana. Il bilancio di questo nostro duplice impegno è stato estremamente positivo perché ci ha portato anche all’elezione di 8 Deputati al Parlamento regionale siciliano oltre ad un Deputato alla Camera e ad una Senatrice al Senato.
Lei è un volto noto della politica italiana, appassionato di politica fin dall’adolescenza ha il primato italiano di essere stato, tra l’altro, anche sindaco di tre Comuni differenti, la sua natia Fiumedinisi, Santa Teresa di Riva e Messina. Quanto queste esperienze di amministratore locale possono rappresentare una marcia in più per il suo nuovo progetto?
Aver fatto esperienza nell’ambito delle autonomie locali, come lei ricordava sono stato sindaco in tre comuni diversi, e a breve mi dichiarerò disponibile per mettere a disposizione dei cittadini di Taormina la mia esperienza, mi permette sicuramente di essere concreto in ogni mia iniziativa e verificarne sempre le fattibilità. In altre parole non mi piace fare dichiarazioni e promesse quando so che non possono essere mantenute.
Quali sono le finalità di Sud chiama Nord?
Il nostro è un progetto che ha la finalità di unire, e non dividere ulteriormente, quelle che sono le realtà territoriali che oggi rischiano di essere sempre più martoriate dal progetto di autonomia differenziata che questo Governo sta portando avanti pur sapendo che quella prospettata è una soluzione che non darà alcun riscontro a quelle che sono le tante differenze territoriali.
E’ il momento di mettere in campo una strategia diversa, sottoscrivere un nuovo patto di collaborazione sud nord. Noi vogliamo lanciare questo, non vogliamo assolutamente portare avanti un’azione di rivendicazionismo fine a se stesso.
Come è strutturato il vostro movimento?
L’obiettivo è quello di costruire una confederazione dei movimenti civici e di partiti nazionali che sul comune denominatore equità territoriale ci mettono la faccia e sono pronti a fare un bel percorso insieme. La nostra è una sfida non solo organizzativa, perché abbiamo anche deciso di affrontare il percorso delle europee di maggio 2024 pur sapendo bene che c’è uno sbarramento del 4%. La nostra forza è che partiamo da un bagaglio di esperienze territoriali importanti, perché molte delle già oltre 40 associazioni aderenti si sono già misurate elettoralmente nei loro territori, l’ultima per esempio è stata la lista Moratti in Lombardia. Questa costruttiva collaborazione complessiva ci sta portando verso un progetto che definirei unico, fuori dagli schieramenti tradizionali e che può rappresentare anche la giusta via per il superamento dello sbarramento del 4%.
De Luca le europee sono un banco di prova molto difficile, sicuro di essere pronti?
Partiamo dal presupposto che le condizioni per fare un risultato eclatante ci sono tutte, d’altronde io l’ho fatto in Sicilia eleggendo 8 Deputati regionali ed eleggendo un Parlamentare nazionale ed una Senatrice. Solo con i voti della Sicilia abbiamo preso l’1 % nazionale, abbiamo dimostrato di essere credibili e quando sei credibile ci sono le condizioni per portare avanti e realizzare dei progetti importanti.
All’interno di Sud chiama Nord ci sono molte realtà diverse tra di loro, cosa le unisce?
L’equità territoriale è il nostro filo conduttore, questo oggi è il nostro elemento fondamentale. Sud chiama Nord è trasversale, non ha un approccio ideologico e i partiti, i movimenti civici, le identità territoriali che oggi vogliono valorizzare anche quella che è la loro storia, il loro percorso, e credono ancora in un sistema Italia qui possono sentirsi a casa.
L’Italia rappresenta una anomalia in Europa, perché il divario territoriale che c’è in Italia non si riscontra in nessuno Stato europeo. Come si può affrontare questa situazione?
Noi lanciamo un appello a tutte le persone di buon senso, perché non si può portare avanti una azione subdola come quella dell’autonomia differenziata cercando di vendere per buono un prodotto che non ha valore. Sud chiama Nord si batte per salvaguardare l’unità d’Italia ma soprattutto per attuare il principio sostanziale di parità, che non può essere legato ai cosiddetti livelli essenziali delle prestazioni, perché per noi le prestazioni devono essere uniformi in tutt’Italia.
Se venisse approvata la riforma per le autonomie cosa accadrebbe secondo Lei e quale è invece la vostra proposta?
Con l’ipotesi di riforma per le autonomie rimarranno le disparità attuali. A titolo di esempio provate a vedere il tempo di percorrenza da Messina a Roma e da Roma a Milano, per la stessa distanza se io parto da Messina impiego quasi il triplo del tempo per raggiungere Roma di quanto ne impiego per raggiungerla da Milano. Così non va per nulla bene, questo è un esempio per dimostrare come con l’autonomia differenziata si avrà solo l’effetto di cristallizzare lo stato delle cose e di conseguenza non ci sarà più ulteriore possibilità di soluzione per risolvere questo divario.
Da tanto e sicuramente troppo tempo si parla di come rilanciare il Mezzogiorno. Quali interventi dovrebbero essere messi in campo per ridurre l’insopportabile divario con il nord?
Mi permetta di iniziare ad essere critico con il PNRR, e più in particolare su come sono state impegnate le risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. L’Italia ha avuto assegnati oltre 200 miliardi per quelli che sono gli indici riguardanti il Mezzogiorno, ciò significa che abbiamo avuto circa il 75% di quei 200 miliardi perché c’era un Sud e c’è un sud in una situazione socio economica difficile, forse anche disastrata, che ha portato a questa assegnazione al nostro Paese da parte dell’Unione Europea. Fin qui tutto bene ma fino al momento in cui i Governi nazionali hanno ridistribuito di fatto queste risorse spostando l’asse, invertendolo. Circa 40 miliardi finalizzati al meridione, e il resto destinato al centro nord. Mi viene da pensare che probabilmente c’è una volontà centralista che non vuole risolvere la questione meridionale.
Le risorse nel meridione servono prima di tutto per le infrastrutture, poi servono per la delocalizzazione di imprese. Anche su questo tema della delocalizzazione vorrei capire perché si agevolano le delocalizzazioni di imprese dal nord a Paesi dell’Est e invece non si faccia un programma serio di delocalizzazione per il meridione.
In conclusione di questo nostro incontro le chiedo De Luca cosa rappresenteranno per voi e quale è il vostro obiettivo per le Elezioni europee 2024?
Abbiamo chiaro in mente che l’appuntamento delle europee diventa fondamentale per sdoganare il nostro progetto. Partiamo dal nostro 1% nazionale raggiunto solo in Sicilia con quell’esperienza che è nata davvero all’improvviso perché ci sono state le elezioni anticipate. Oggi sappiamo che le europee saranno per noi un banco di prova per valorizzare anche quelle che sono le tante identità territoriali che fanno parte di Sud chiama Nord. Bisogna smetterla con il lanciare in campagna elettorale, come fanno purtroppo in tanti, slogan per prendere voti e like sui social, perché nei fatti, quando si deve amministrare, si registra il fallimento di certe proposte. Il nostro obiettivo è quello di portare avanti proposte concrete in tutte le Sedi decisionali, lavoreremo sempre per l’equità territoriale.