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25 Marzo 2025
Primo Piano

LA RIFORMA DEL CATASTO

NO ALL’AUMENTO DELLE TASSE SULLA CASA, SÌ ALL’EMERSIONE DELLE CASE FANTASMA

Il 5 ottobre, dopo oltre quarant’anni dalla sua ultima riforma, allo scopo di adeguare il valore degli immobili al reale valore di mercato, il Consiglio dei Ministri, ha approvato, il disegno di legge per la riforma del Catasto.
Il Presidente del Consiglio Mario Draghi, ha precisato che la riforma del catasto, così concepita, non porterà ad un aumento delle tasse sulla casa “L’impegno del governo– ha detto – è che non si paga né più né meno di prima, ma occorre rivedere le rendite per come sono state fissate”.
L’obiettivo, ha aggiunto, è di avere: “una integrazione delle informazioni presenti nel catasto dei fabbricati in tutto il territorio nazionale, mediante un’operazione di trasparenza finalizzata all’emersione di tutti gli immobili non accatastati o non accatastati correttamente”.
Per essere ancora più chiari, quello che si vuole, la ragione su cui si basa questa revisione, è quella diretta a garantire l’emersione di immobili e terreni non accatastati.
Per questo, con questa nuova procedura, verranno integrate le informazioni sui fabbricanti attualmente presenti nel catasto, ed in particolare, accanto alla rendita catastale, verrà aggiunto il valore patrimoniale dell’immobile, così da avere nelle visure catastali, oltre agli estimi catastali e alle rendite, indicato anche il valore di mercato.
Inoltre, i valori che oggi vengono indicati nelle visure catastali, subiranno delle variazioni e degli aggiustamenti.
Si parla infatti della revisione delle categorie, ed in special modo si prevedono: le categorie di immobili ordinari, speciali e coperti da beni culturali.
Altra modifica a cui si pensa è la soppressione del concetto di vani e la sua sostituzione con la: misurazione dei metri quadri.
Si precisa altresì, che queste nuove rendite non entreranno subito in vigore, ma il suo valore si ipotizza che verrà applicato a partire dall’anno 2026.
L’obiettivo del Governo, quindi, non è quello di aumentare l’IMU, ma quello, perseguibile anche attraverso la modernizzazione degli strumenti di controllo, di individuare un sistema per consentire la classificazione corretta degli immobili, sia quelli censiti in modo anomalo, ossia con una classificazione non aderente al loro valore, sia quelli abusivi e quindi sconosciuti in primo luogo ai Comuni e poi al fisco, così come l’individuazione ed il corretto accatastamento di terreno edificabili, ad oggi, accatastati come agricoli.
Dunque, si tratta della lotta alle case fantasma.
Uno strumento necessario per consentire ai Comuni di poter incassare le imposte sugli immobili urbani non solo delle persone che correttamente denunciano le proprie proprietà, ma anche dai cosiddetti furbetti.
Per garantire il non aumento delle tasse sulla casa, nel testo del decreto-legge, c’è anche scritto che le nuove informazioni ottenute da questa riforma del catasto non dovranno essere «utilizzate per la determinazione della base imponibile dei tributi la cui applicazione si fonda sulle risultanze catastali».
In altri termini, se è vero che si rivedranno le rendite catastali, è altrettanto vero che per il calcolo delle imposte rimarranno in vigore i valori precedenti.
Il dubbio che ci assale è costituito dal fatto che gli immobili contribuiscono a costituire l’imponibile complessivo dei contribuenti. In merito, sappiamo che per formare il reddito tassabile ai fini IRPEF, viene detratto solo il reddito derivante dalla prima casa e dalle sue pertinenze, mentre viene sommato al reddito da lavoro, il reddito delle seconde case. Di conseguenza, chi è proprietario di più immobili, avendo un reddito probabilmente maggiore di oggi, se non ci sarà un provvedimento mirato, ossia restando così’ le cose, finirà con il dover pagare un’imposta sul reddito delle persone fisiche, superiore a quella che versa attualmente.

Carlo Fantozzi

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