Roma fin dagli albori è stata caratterizzata dalla multiculturalità come elemento distintivo. Questo tratto preponderante si ben evince anche dai numerosi culti religiosi in essa locati. L’alterità religiosa è di conseguenza associata a luoghi di preghiera specifici, i cui elementi architettonici cambiano a seconda della tradizione religiosa che vi è racchiusa. Si potrebbe ritenere quindi che Roma sia tuttora caput mundi, il centro del mondo o, quanto meno, la città in cui riescono a convivere insieme, armonicamente, anche gli stili più disparati.
Nel quartiere Aurelio, nei pressi del Colle Gianicolo, spiccano le verdi cupole della Chiesa di Santa Caterina Martire, il più grande luogo di culto ortodosso russo costruito all’estero dopo la rivoluzione del 1917.
L’esigenza di avere un proprio luogo in cui riunirsi è scaturita dalla comunità russa ortodossa trapiantata a Roma, già sul finire del XIX secolo: doveva essere costruita una Chiesa ortodossa nel luogo degli apostoli patroni Pietro e Paolo.
Oggi la Chiesa è fondamentale sia per i fedeli di origine russa sia per gli altri romani di religione ortodossa, appartenenti ad etnie quali rumena, bulgara, ucraina o moldava.
Tuttavia l’iter di edificazione è stato lungo e farraginoso, nonostante l’entusiasmo e le donazioni economiche provenienti da tutta la Russia. Infatti già nell’autunno del 1913 l’imperatore Nicola II aveva concesso di iniziare una raccolta fondi.
Ma gli eventi rivoluzionari iniziati nel Paese, e la ritrosia dei vari pontefici succedutisi, hanno bloccato l’intento iniziale di concedere spazio per la costruzione di luoghi di culto non cattolici a Roma
La reticenza del Papato ha radici antiche: già nel 1054 la Chiesa ortodossa si era scissa da quella cattolica.
Il Patriarca, il capo della Chiesa d’oriente con sede a Costantinopoli, non accettava la suprema autorità religiosa del Papa.
Si è quindi giunti ad una rottura definitiva.
La Chiesa ortodossa è costituita tuttora da una comunione di chiese autonome “autocefale”. Di conseguenza non esiste un’autorità personale di governo che eserciti le proprie prerogative su tutta la Chiesa. Rimangono patrimonio comune di cattolici e ortodossi, la Bibbia e la fede nella Santissima Trinità.
Alcune differenze sono evidenti, tra cui la modalità di fare il segno della croce: Cristiani ortodossi e greco-cattolici toccano prima la spalla destra e poi la sinistra. La prassi prevede che si tengano tre dita della mano destra unite e le altre due libere. In primis la mano tocca la fronte (nel nome del Padre), l’ombelico (del Figlio), la spalla destra (del Santo) e la spalla sinistra (Spirito). Pare che fosse consuetudine anche occidentale, modificatasi poi in divenire.
Inoltre alle donne viene richiesto di avere il capo coperto durante la liturgia, una tradizione protrattasi da San Paolo. La prima lettera di San Paolo ai Corinti 11 versetto 13 asserisce “Giudicate voi stessi: è conveniente che una donna preghi Dio con capo scoperto?”. I capelli erano ritenuti un tratto distintivo della bellezza femminile nell’antichità e, non essendo concepibile che una donna si rasasse, si è introdotto lo stratagemma di coprire la testa con un velo in segno di modestia. La tradizione si è protratta nel cristianesimo ortodosso. Sono comunque diverse le fedi cristiane nel mondo che accolgono la donna in chiesa a testa nuda, tra cui la Chiesa cattolica di Roma. Il battesimo è considerato il più importante sacramento cristiano ed è il prodromo di tutti gli altri sacramenti. Nella religione ortodossa, il battesimo può essere compiuto ad almeno otto giorni di vita.
Il battesimo ortodosso prevede tre immersioni complete in una fonte battesimale colma di acqua santa.
La triplice immersione simboleggia la nascita, la morte e la resurrezione di Cristo.
Al contrario di quanto avviene nella Chiesa cattolica, il battesimo eseguito versando o aspergendo l’acqua sul bambino è consentito solo in rare eccezioni.
Dunque, all’inizio degli anni’90, si è nuovamente palesata la necessità della comunità ortodossa russa a Roma di potersi riunire in un ambiente consono al proprio credo. La richiesta è stata benedetta ed approvata dall’allora Patriarca Alessio II di Mosca e di tutta la Russia. I lavori, iniziati nei primi anni del 2000, si sono protratti a lungo, nonostante la prima pietra sia stata posata il 14 gennaio 2001, il giorno dedicato a Santa Caterina.
Il 24 maggio 2009, con la benedizione di Sua Santità il Patriarca Kirill di Mosca, è avvenuta la grande consacrazione della Chiesa, che sorge adiacente alla residenza dell’Ambasciatore della Federazione Russa a Villa Abamelek.
La procrastinazione del progetto pare sia imputabile anche ad una leggenda metropolitana che aleggia in città: nessun monumento, civile e non, avrebbe potuto superare la cupola di San Pietro.
Nei Patti Lateranensi vi è semplicemente un riferimento alla salvaguardia dei palazzi storici e delle opere d’arte vaticane, ma senza indicazioni né limitazioni riguardanti le altezze. Fino ad oggi nel piano regolatore urbanistico cittadino sono state solamente inserite norme tecniche, atte a preservare l’equilibrio del tessuto urbanistico della città, compatibilmente con la sua caratterizzante tradizione estetica. In termini legislativi non esistono divieti di alcun genere. Le alte croci ortodosse a Roma non si elevano al di sopra della cupola di San Pietro. Questo perché la collina, sulla quale è stata eretta la Chiesa al momento della costruzione è stata scavata di quasi 10 metri. Quindi non può sovrastare il “cupolone” in alcun modo.
Il canonico orizzonte romano è stato correttamente tutelato.
Sicché oggi è possibile ammirare un suggestivo angolo russo nella capitale. Spiccano di primo acchito le cupole a “cipolla”; la forma a bulbo simboleggia la fiamma di una candela. Lasceranno i visitatori abbacinati dalla loro bellezza, anche per merito della particolare cromia: sono verdi e oro; verdi, come in questo caso, sono le cupole delle chiese dedicate alla Santissima Trinità o ai singoli santi, così come la loro versione argentata. Le piccole cupole d’oro, richiamano immediatamente l’arte bizantina. L’oro simboleggia la gloria celeste, ed i bizantini amavano utilizzarlo.
È il colore del sole, simbolo di ricchezza e di luce. Quindi un chiaro richiamo alla divinità: impreziosire con l’oro dava sacralità all’architettura.
La medesima ricchezza si trova anche all’interno dell’edificio. La poliedricità cromatica delle raffigurazioni iconiche delle pareti interne, i fini mosaici bizantini ed i dipinti di Santa Caterina, sono tratti caratteristici dell’arte sacra ortodossa.
Gli affreschi e l’iconostasi della Chiesa sono stati realizzati interamente da artisti russi. Di particolare eleganza è l’iconostasi di marmo intagliato, dipinta secondo i canoni dell’arte sacra russa. La Chiesa di Santa Caterina è dotata di un particolare sistema di campane che risuona soltanto per i servizi domenicali e festivi, e il cui suono sembra arrivi fino a piazza San Pietro.
Il campanaro della chiesa è stato formato dal responsabile delle Cattedrali del Cremlino di Mosca, che ha partecipato attivamente al progetto della cella campanaria e del campanile. Il suono delle campane è talmente armonioso ed accattivante, da spingere i passanti a fermarsi per ascoltarlo.
Le particolari cupole, diventate uno dei simboli della Russia, risaltano. L’orizzonte di cui godono coloro che salgono sul Gianicolo, è impareggiabile ed ineguagliabile. Un perfetto connubio tra Oriente ed Occidente. Il bianco/verde delle cupole ortodosse si “fonde” con la cupola di San Pietro, che ineguagliabile irrompe maestosa in lontananza.
È possibile visitare liberamente la Chiesa, anche durante le interessanti celebrazioni liturgiche.
La celebrazione inizia sempre con una preghiera allo Spirito Santo. La messa domenicale è celebrata in modo solenne. Le diverse fasi della liturgia vengono sottolineate, accompagnate ed intervallate da molte parti cantate.
Chiara Magrini