La crisi della scuola sembra non finire mai e nonostante le numerose discussioni, interventi e riforme sembra sempre percorrere una strada senza via di uscita. I problemi veri della scuola non sono solo quelli di ordine pratico, organizzativo, strutturale, di cui si sente parlare spesso, ma si collegano strettamente a quelli della società stessa.
La scuola sembra ancora operare come se si trovasse in una società basata su un sistema stabile, privo di scossoni ed è per questo che è difficile rendersi conto che le fondamenta stesse, non solo dell’istituzione scolastica, ma dell’intera società, sono state terremotate dalla rivoluzione economica, sociale e culturale dell’ultimo secolo.
Le problematiche reali e più profonde non riguardano solo i programmi di studio e le metodologie di insegnamento ma sono strettamente legati, fin dalle fondamenta, a modelli culturali oramai obsoleti e fortemente resilienti al cambiamento. Pertanto, le soluzioni da adottare dovrebbero investire, non solo le istituzioni scolastiche, ma anche il mondo sociale e culturale al di fuori di esse.
I cambiamenti necessari a mutare lo stato di torpore in cui, nel suo complesso la scuola versa, sono nettamente in antitesi con quanto rappresenta oggi tale istituzione.
Ogni cambiamento, presuppone che vi sia un percorso da affrontare verso un obiettivo da raggiungere e Il primo passo del percorso avviene attraverso l’individuazione, il riconoscimento e l’analisi della natura dei problemi che la affliggono e come, tali problemi, devono essere affrontati. Nel caso della scuola in quanto istituzione, propedeutica all’inserimento nel contesto sociale oltre che professionale, i problemi sono molteplici e ciascuno è strettamente correlato all’altro e, di sicuro, occorre considerare l’antitetico rapporto tra la scuola ed il cambiamento sociale e culturale in atto. L’esistenza di una dicotomia sostanziale tra il monolitico “sapere scolastico” che viene forzosamente introdotto, con sistemi bizantini, nelle menti degli studenti e “l’apprendimento” che i ragazzi affrontano con l’uso delle tecnologie e dei nuovi sistemi di comunicazione in totale autonomia.
Potremmo paragonare il trasferimento della cultura e del sapere ai mutamenti genetici. Entrambi, prevedono un criterio di discendenza collegato ad una successione di modificazioni. Nel caso della cultura, la discendenza consiste nell’ereditare il sapere e la cultura della generazione precedente, mentre la modificazione è data dai cambiamenti apportati da ogni generazione successiva che genera una evoluzione. In tale contesto la scuola, ha il compito principale della discendenza culturale, cioè della trasmissione e conservazione del passato, ma al contempo, deve anche preparare i giovani alla società in cui vivranno, con conoscenze e valori appropriati. Sotto questo aspetto la sfida principale che la scuola deve affrontare è quella di trovare le modalità che permettano di armonizzare questi due compiti e, poiché il cambiamento nella società e nella cultura è lento, la scuola potrebbe riuscire a svolgere entrambi i compiti in modo armonico.
L’accelerazione data dalla tecnologia, nella cultura, nelle istituzioni, nella vita sociale, politica e nei valori personali e sociali, sta portando la scuola in una situazione sempre più complessa. Se la scuola si preoccupa di trasmettere la cultura del passato, non può preparare i giovani al modello sociale attuale e futuro mentre, nel caso inverso, non riuscirebbe a trasmettere la cultura del passato. Questo conflitto tra le due funzioni rappresenta uno dei principali problemi da affrontare.
I rapidi cambiamenti a cui siamo sottoposti, rendono la realtà meno comprensibile e meno governabile, e la scuola, che dovrebbe essere il luogo dove la realtà esterna e la socialità vengono coniugate e rese comprensibili ai giovani, non è dotata degli strumenti necessari a fungere da guida. Questo vuoto non colmato, nel quale i giovani vengono lasciati senza una guida, senza le informazioni necessarie ad affrontare il mondo nel quale vengono proiettati, privi della formazione necessaria a creare le opportune difese restando in balia di quello che accade, privati, di fatto, della capacità di sapere e poter scegliere, genera molti problemi che si ripercuotono sulla collettività.
Anche gli strumenti principali che hanno condotto a tali cambiamenti, computer, smartphone e tablet, che hanno il potere di collegarci al resto del mondo, in ambito scolastico, sono scarsamente utilizzati. È di fondamentale importanza che venga riconosciuto il significato culturale e intellettuale, di tali strumenti in modo che gli studenti possano essere formati per vivere nella società del XXI secolo. E’ evidente che la scuola debba fare entrare il computer, i tablet e gli smartphone nei programmi di apprendimento in modo più completo, non solo come una macchina fatta di hardware e software, ma anche come un oggetto culturale capace di influenzare la nostra vita mentale, sociale, produttiva e culturale.
Gli strumenti digitali ci proiettano verso nuovi mondi di conoscenza e comunicazione globale, cambiando radicalmente anche il modo di apprendere e la comunicazione visiva inizia a competere con quella linguistica tanto da indurre cambiamenti rilevanti nello sviluppo celebrale degli utilizzatori. Si sostiene che il linguaggio verbale sia uno dei pilastri della cultura e della scuola, ma oggi anche altri aspetti della cognizione umana, come il vedere e il costruire artefatti e il modificare l’ambiente, il costruire ambienti completamente digitali, assumono una grandissima importanza nel sistema di apprendimento. La mente umana non è qualcosa di fisso e universale, ma dipende dal modo in cui l’organismo interagisce con l’ambiente esterno ed oggi anche con l’ambiente virtuale. Anche in questo senso, la scuola dovrebbe tenere conto di queste nuove forme di comunicazione visiva per integrarle nella didattica e per formare studenti capaci di utilizzare al meglio tutte le loro capacità cognitive.
Un altro fattore consequenziale all’uso e alla pervasività di tali strumenti nell’ambito culturale e sociale è la proiezione degli utilizzatori verso un mondo altamente connesso e globalizzato che conduce al superamento delle comunità locali, creandone una globale, economica, culturale e forse politica. Sebbene ci sia grande preoccupazione per i problemi che la globalizzazione solleva, d’altro canto, offre anche spazio all’espressione della creatività degli esseri umani. La scuola, anche sotto questo aspetto, si trova di fronte al problema di integrare i modelli culturali legati al territorio nazionale con quelli di altri Paesi e addirittura a quelli globalizzati. In particolare, l’insegnamento della storia diventa il luogo in cui locale e globale si incontrano e si scontrano e pertanto occorre ripensare alle metodologie da utilizzare per effettuare la transizione dal locale al globale.
Un altro grande tema che la scuola deve affrontare è la formazione della “massa”, che ha sostituito la cultura di élite divenendo predominante rispetto ad essa. La scuola, tradizionalmente, ha trasmesso la cultura alle élite ma nel corso del tempo si è dovuta adeguare al trasferimento di questa impronta culturale alla massa che, in precedenza, era esclusa dall’accesso alla scolarizzazione. Successivamente, quando la scuola è diventata di massa si è trovata ad affrontare il problema di come adeguarsi al nuovo ruolo di scuola per tutti e non solo per una minoranza elitaria. A questo va aggiunta la democratizzazione dell’informazione che la tecnologia ha introdotto tra le classi sociali e pertanto, è diventato assolutamente necessario includere le nuove tecnologie della comunicazione attraverso le quali viene, di fatto, trasmessa la cultura all’intera collettività. La nuova sfida da affrontare per la scuola è quella di far in modo che ogni studente possa trovare all’interno di un percorso educativo generale, la valorizzazione delle proprie capacità e motivazioni. La scuola deve quindi fare i conti con la cultura di massa ma al contempo valorizzare le singolarità di ogni individuo armonizzando il tutto al nuovo contesto.
Oggi più che mai i programmi scolastici possono determinare il futuro dello studente. Pertanto, al loro interno è di fondamentale importanza inserire le competenze informatiche e di conoscenza dei sistemi complessi. Il computer non può essere visto solo come uno strumento pratico, ma deve essere considerato come portatore di contenuti e significati intellettuali e culturali che sono fondamentali per capire la società e la cultura del Novecento e la realtà che ci circonda. I sistemi complessi sono costituiti da un grande numero di elementi che si influenzano localmente i cui effetti globali non sono facilmente prevedibili. Questo tipo di sistema rappresenta una sfida per il pensiero comune che si basa sulla comprensione dei sistemi semplici.
Il sistema complessivo delle istituzioni, che nella società hanno compiti educativi, dovrebbe essere cambiato utilizzando un approccio inclusivo e non limitato soltanto all’istituzione scolastica. Il cambiamento richiede di guardare alla scuola da un nuovo punto di vista, meno introiettato verso i problemi strutturali, e che preveda l’utilizzo nuovi strumenti e interlocutori anche esterni a questa all’istituzione scolastica tout-court. Occorre pensare a nuovi modi di trasmettere la cultura e di preparare i giovani a vivere nella società in cui saranno velocemente proiettati quali attori e non comparse del futuro della società. La scuola andrebbe ripensata dalle sue fondamenta prevedendo la possibilità che altri soggetti istituzionali e/o privati possano svolgere compiti educativi, in modo da rendere l’apprendimento più flessibile, ovvero che possa avvenire, grazie all’uso delle nuove tecnologie, in ogni tempo, in ogni luogo, in ogni modo, su ogni argomento e con la possibilità di rendere specifico ogni percorso per ciascun individuo.
Fabio Schirosi