Il tema dell’emergenza abitativa è tornato prepotentemente alla ribalta con la protesta delle tende portata avanti da migliaia di studenti in tutta Italia che si sono mobilitati per sensibilizzare le Istituzioni. Un problema che però non tocca soltanto gli studenti universitari fuori sede, ma anche tantissime famiglie.
Secondo i dati resi pubblici dall’ ISTAT sono quasi 2 milioni e 500 mila le famiglie costrette a destinare oltre il 40% del proprio reddito. A questo aggiungiamo che oggi diventa sempre più difficile trovare un’abitazione in affitto perché la gran parte dei proprietari, soprattutto nelle grandi città, preferisce mettere a frutto i propri beni con forme di affitto a breve termine, quali possono essere le locazioni sulle varie piattaforme per locazioni turistiche.
Agli Stati Generali della natalità il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha inviato un messaggio nel quale, tra l’altro, ha affermato che per garantire lo sviluppo delle famiglie bisogna mettere in campo “politiche abitative, fiscali e sociali appropriate e conciliare l’equilibrio tra vita e lavoro”. Partiamo proprio da questo messaggio del Presidente per iniziare un viaggio per verificare quali politiche abitative, a livello centrale e periferico, ci sono oggi nel nostro Paese e dove si registrano maggiori e minori criticità. L’ISTAT ci consegna dei dati relativi all’emergenza abitativa in Italia che ci raccontano una Italia in cui la casa diventa elemento di divario tra le persone. Sono 18,2 milioni le famiglie italiane, oltre il 70% del totale, che vivono in case di proprietà, mentre quelle che vivono in affitto sono 5,2 milioni, pari al 20,5%, e 2,2 milioni, che corrispondono al 8,7%, vivono in case concesse a titolo gratuito e in usufrutto. Quest’ultimo dato è notevolmente inferiore alla media dei Paesi europei che si attesta al 30%.
Iniziamo dunque questa nostra inchiesta partendo dagli inizi, dalla conoscenza della storia del patrimonio di Edilizia Residenziale Pubblica in Italia e della nascita degli Istituti Autonomi per le case popolari con la legge n 251 del 31.05.1903, la prima legge promulgata in Italia per facilitare la costruzione di case popolari. Il provvedimento fortemente voluto dall’Onorevole Luzzatti, andava nella direzione di sostenere l’intervento dello Stato a beneficio dei ceti popolari, senza trascurare l’effetto indotto sullo sviluppo economico che sarebbe derivato dalle nuove costruzioni.
Nei primi anni di vita l’Istituto viveva grazie ai finanziamenti degli istituti bancari e vi fu un numero non importante di edifici costruiti, mentre subito dopo il secondo conflitto mondiale il sistema di finanziamento dell’edilizia popolare venne modificato, non basandosi più solo sul ricorso al credito esterno, e fu direttamente lo Stato, tramite l’INA Casa e GESCAL, a finanziare le nuove costruzioni. Una data certamente importante per gli IACP è il 1971, quando la legge 865 trasformò gli Istituti Case Popolari da Enti Pubblici Economici ad Enti Pubblici non Economici con prevalenza pertanto, dell’attività pubblico-assistenziale. Pochi anni dopo, nel 1978 con la Legge 457, gli IACP (Istituti Autonomi Case Popolari) iniziarono ad avere sovvenzioni programmate che permisero di fare una programmazione degli interventi. Nello stesso anno la legge 392, più nota come legge per l’equo canone, definisce le modalità tecniche e normative per l’applicazione dei canoni nel settore delle locazioni private, modalità utilizzate anche nell’E.R.P. (Edilizia residenziale Pubblica) per la determinazione del canone oggettivo, abbattendo il quale in base alle condizioni reddituali familiari, si determinava il canone sociale. Dal 1998 scompare dal bilancio dello Stato ogni finanziamento per l’E.R.P. e il Decreto Legislativo 31 marzo 1998 n.112, attuativo della legge 15 marzo 1997 n.59 (Legge Bassanini), sposta le competenze legislative e finanziarie in materia di ERP nelle mani delle Regioni che di fatto non si occupano di politiche abitative pubbliche e lasciano che sia il mercato a dettare le regole. Con il decentramento amministrativo, e la conseguente presa in carico delle funzioni ERP da parte delle Regioni, il ruolo degli Enti gestori è stato ridefinito e si è arrivati alla soppressione degli IACP. Dal 1998 dunque gli Enti assumono la forma di azienda e, a causa dell’assenza o esiguità di risorse finanziarie a disposizione, limitano, se non addirittura interrompono, la costruzione di nuovi edifici ERP. Iniziamo il nostro viaggio per saperne di più.