Continuiamo ad assistere a gesti che danneggiano monumenti, fontane storiche e beni culturali, pensando che non ci sia una soluzione, in verità, oggi, per gli autori di questi reati, è stata introdotta una legge che attende solo di essere applicata.
Osservare quella giovane ragazza svizzera di 17 anni incidere le proprie iniziali sul basamento del Colosseo e poi il fidanzato che mostra i muscoli alla guida turistica che lo sta riprendendo con un cellulare, accresce la rabbia di chi, come noi, considera sacri i simboli della nostra cultura.
Certo, sono intervenuti i carabinieri, multando la giovane turista, che dovrà pagare una multa e rispondere di reato di deturpamento e deterioramento dei beni culturali, ma, sul fatto che alla fine, così come è sempre accaduto, pagherà le conseguenze del suo gesto nutriamo forti dubbi.
Le nostre perplessità non nascono soltanto dalle inaccettabili giustificazione dei genitori che, per difendere la propria figlia, hanno esclamato “È solo una ragazzina, non stava facendo nulla di male“, ma dalla consapevolezza che i nostri meravigliosi monumenti sono sistematicamente violati, basti pensare all’imbrattamento che ha subito Palazzo Vecchio a Firenze o la Fontana della barcaccia a Roma, o la facciata esterna del Senato che sono state, per così dire, arricchite di frasi, nomi e slogan ma, alla fine, nessuno paga le sanzioni, per i propri gesti.
Nessuno di noi, può dimenticare il modo barbaro con cui, con della vernice arancione, hanno imbrattato la facciata di Palazzo Vecchio e la corsa del sindaco Dario Nardella e degli agenti della Polizia Municipale che, quasi con disperazione, si sono adoperati per fermarli, né tantomeno il grido di dolore del Primo cittadino di Firenze, il quale ha affermato che: “La violenza contro l’arte, la cultura e la bellezza, che sono inermi e che nascono per il bene dell’umanità, non può mai giustificare la battaglia per una causa, anche la più condivisibile. Sono dei barbari incivili, non è così che si manifestano le proprie idee, non è violentando il patrimonio culturale e la bellezza. A Firenze non ci sarà mai spazio per l’inciviltà.” Certo, come viene sottolineato da più parti, quei due giovani autori del gesto sono stati denunciati, ma siamo ancora in attesa del processo e delle giuste condanne.
E come dimenticare quanto accaduto alla Fontana della Barcaccia in piazza di Spagna a Roma, ad opera di tre attivisti di Ultima Generazione, i quali, con una nuova azione dimostrativa, hanno versato del liquido nero all’interno del capolavoro di Gianlorenzo e Pietro Bernini. Per fortuna che, come ha assicurato il sindaco di Roma Roberto Gualtieri: “con la ripulitura e la riapertura del getto d’acqua si è ripristinata la piena funzionalità della Barcaccia. È stata aspirata acqua per evitare i depositi sulle condutture e poi un’idropulitrice a bassa pressione ha rimosso le macchie sul fondo e sui bordi. Solo grazie alla tempestività dell’intervento, prima della polizia locale poi di quello di ripulitura, si sono evitati danni permanenti. Grazie alla sovrintendenza comunale, a Zetema ad Acea, ad Ama e all’ufficio decoro per le loro rapide ed efficaci operazioni effettuate ora questa magnifica fontana può tornare a riempire di bellezza Piazza di Spagna. La tutela dell’ambiente e la lotta al cambiamento climatico sono battaglie che condividiamo ma non nella maniera sbagliata e dannosa portata avanti oggi. I monumenti vanno rispettati, protetti, amati, perché sono di tutti“.
Questo episodio era stato preceduto da un messaggio dei tre affiliati all’associazione Ultima Generazione che recitava: “È assurdo che questo gesto vi scandalizzi, quando stiamo vivendo un’emergenza siccità che mette in crisi l’agricoltura, la produzione di energia… Insomma, la nostra stessa sussistenza, e ci sono dei responsabili”. Possiamo comprendere il malessere e lo stato di insoddisfazione che anima di queste persone, ma, non è accettabile che, per ragioni politiche per quanto condivisibili, si arrivi a distruggere il nostro patrimonio che rappresenta la nostra grande ricchezza, la nostra storia, la nostra cultura. Per questo episodio, tre ragazzi, due uomini e una donna, sono stati fermati, ma, anche in questo caso, siamo in trepida attesa di giuste punizioni.
Eppure, recentemente (l’11 aprile scorso), per garantire la tutela dei beni culturali e paesaggistici, il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro della cultura Gennaro Sangiuliano, ha approvato il disegno di legge che introduce nuove disposizioni sanzionatorie per chi si rende autore di “distruzione, dispersione, deterioramento, deturpamento, imbrattamento e uso illecito di beni culturali o paesaggistici”.
Con questa disposizione legislativa, si precisa nella nota della Presidenza dei Consiglio dei Ministri: “Oltre alle sanzioni penali già previste, il testo introduce, per chi distrugge, disperde, deteriora o rende in tutto o in parte inservibili o non fruibili beni culturali o paesaggistici propri o altrui, una sanzione amministrativa compresa tra 20.000 e 60.000 euro. Per chi deturpa, imbratta o destina i beni culturali a un uso pregiudizievole o incompatibile con il loro carattere storico o artistico, la sanzione sarà compresa tra 10.000 e 40.000 euro. I proventi saranno devoluti al Ministero della cultura, affinché siano impiegati prioritariamente al ripristino dei beni danneggiati. Il Governo individuerà ogni utile iniziativa, nel pieno rispetto delle prerogative della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica e nell’ambito di un costruttivo e proficuo dialogo con le forze parlamentari, per accelerare l’iter di approvazione del disegno di legge.”
Questo provvedimento è la manifestazione del Governo, che vuole punire chi si rende autore di queste bravate. Una iniziativa emanata sul solco di quanto già introdotto nel nostro ordinamento con la legge 9 marzo 2022, n. 22 recante «Disposizioni in materia di reati contro il patrimonio culturale» pubblicata in Gazzetta Ufficiale (n. 68/2022) ed entrata in vigore il 23 marzo 2022, che ha innovato il Codice Penale con l’inserimento del Titolo VIII-bis (artt. 518-bis ss.), «Dei delitti contro il patrimonio culturale» ed inserendo nuove norme cosiddette incriminatrici (art. 518-bis – 518-quaterdecies), norme che prevedono tutte le varie ipotesi in materia, ad iniziare, art. 518-bis, dal furto di beni culturali e, art. 518-ter, dall’appropriazione indebita, fino alla confisca prevista dall’art. 518 duodevicies, delle cose di interesse artistico, storico, archeologico, etnoantropologico, bibliografico, documentale o archivistico o altre cose oggetto di specifiche disposizioni di tutela ai sensi della normativa sui beni culturali, trasferite all’estero. In tal caso, per gli autori di questo reato, è prevista la pena della reclusione da due a otto anni e la multa fino a euro 80.000.
Nello specifico, in tema di (Distruzione, dispersione, deterioramento, deturpamento, imbrattamento e uso illecito di beni culturali o paesaggistici), prendiamo in esame l’articolo 518-duodecies che stabilisce che:
- “Chiunque distrugge, disperde, deteriora o rende in tutto o in parte inservibili o non fruibili beni culturali o paesaggistici propri o altrui è punito con la reclusione da due a cinque anni e con la multa da euro 2.500 a euro 15.000.
- Chiunque, fuori dei casi di cui al primo comma, deturpa o imbratta beni culturali o paesaggistici propri o altrui, ovvero destina beni culturali a un uso incompatibile con il loro carattere storico o artistico ovvero pregiudizievole per la loro conservazione o integrità, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da euro 1.500 a euro 10.000.
- La sospensione condizionale della pena è subordinata al ripristino dello stato dei luoghi o all’eliminazione delle conseguenze dannose o pericolose del reato ovvero alla prestazione di attività non retribuita a favore della collettività per un tempo determinato, comunque non superiore alla durata della pena sospesa, secondo le modalità indicate dal giudice nella sentenza di condanna.”
Questo articolo è completato dall’art. 518-terdecies – Devastazione e saccheggio di beni culturali e paesaggistici che stabilisce che:
“Chiunque, fuori dei casi previsti dall’articolo 285, commette fatti di devastazione o di saccheggio aventi ad oggetto beni culturali o paesaggistici ovvero istituti e luoghi della cultura è punito con la reclusione da dieci a sedici anni.”
In virtù di queste disposizioni normative molti autori di gesti inaccettabili ed incivili, sono già stati denunciati, basti pensare che solo gli attivisti di ultima generazione, che hanno ricevuto 450 denunce per reati che vanno dal blocco delle strade fino al danneggiamento del patrimonio culturale ma, quello che ci lascia perplessi è che, ad oggi, solo quattro processi, di cui peraltro uno proprio per un blocco stradale, sono stati avviati, per il resto purtroppo, non sono stati presi drastici provvedimenti, ragion per cui, coloro che si rendono autori di imbrattamento e di danneggiamento, continuano impuniti a compiere le loro azioni.
Carlo Fantozzi