Nel nostro Paese è attiva la legge 68/1999 che prevede l’obbligo dei datori di lavoro di assumere persone con disabilità.
Nell’Unione Europea si contano circa 87 milioni di persone affette da disabilità, di conseguenza, per combattere tutte le forme di discriminazione e ristabilire un principio di parità di diritti tra cittadini, l’Unione Europea, ancorata ai valori di uguaglianza, equità sociale, libertà, democrazia e diritti umani, nell’ambito del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea (TFUE) e la Carta dei diritti fondamentali della stessa Unione, ha approvato la Strategia Europea sulla Disabilità. Questo provvedimento recepisce i principi della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità e stabilisce una svolta fondamentale sugli standard minimi per i diritti delle persone diversamente abili. L’obiettivo è quello di realizzare un’unione basata sull’uguaglianza, ossia fondata sulla parità dei diritti che, di conseguenza, bandisce tutte le diversità, le quali, recependo discriminazioni non giustificate, non hanno alcuna ragion d’esistere. Gli Stati membri hanno l’obbligo di attuarlo. Costoro sono tenuti a promuovere le politiche occupazionali e sociali partendo dal presupposto che, le persone con disabilità, hanno diritto a un sostegno al reddito che garantisca loro una vita dignitosa, nonché accesso a servizi che consentano ai disabili di partecipare al mercato del lavoro, da svolgersi in un ambiente adatto alle loro esigenze.
Con questo strumento si è aperta la strada verso un’Europa senza barriere e promosse azioni sostenute anche da fondi UE, necessarie per promuovere l’eguaglianza in tutti i settori della vita sociale, dalla scuola al lavoro, dalla vita individuale a quella collettiva. Malgrado ciò, le persone con disabilità devono ancora affrontare notevoli barriere nell’accesso all’assistenza sanitaria, all’istruzione, all’occupazione, alle attività ricreative, nonché nella partecipazione alla vita politica. A causa delle loro condizioni, il 28,4% dei cittadini europei ha, tuttora, un rischio maggiore di povertà o esclusione sociale rispetto gli altri.
Per questa ragione, nel marzo 2021, la Commissione europea ha adottato la strategia per i diritti delle persone con disabilità 2021-2030. Con questa programmazione decennale la Commissione europea intende migliorare la vita delle persone disabili in Europa e nel mondo.
Questa politica è il risultato dell’esperienza maturata sulla precedente strategia europea, attuata per il periodo 2010 2020, periodo nel quale, in applicazione della Convenzione delle Nazioni Unite, si è inteso realizzare un’Europa senza barriere e senza discriminazioni, un continente dove è consentita l’emancipazione delle persone con disabilità ed è concesso loro di godere pienamente dei diritti e di partecipare attivamente alla vita della società.
Considerato che, come abbiamo anticipato, le sfide che le persone con disabilità devono affrontare sono numerose e spesso insormontabili, la Strategia per i diritti delle persone con disabilità 2021-2030, si pone l’obiettivo di consentire una reale parità dei diritti, ossia una meta che dovrebbe essere un fatto acquisito ma che, purtroppo, non lo è. In altri termini, come pubblicato dall’Unione Europea, sulla guida: “Unione dell’uguaglianza Strategia per i diritti delle persone con disabilità 2021-2030” “l’obiettivo della nuova strategia è compiere progressi per garantire che tutte le persone con disabilità in Europa, indipendentemente da sesso, razza o origine etnica, religione o convinzioni personali, età od orientamento sessuale, possano:
- godere dei loro diritti umani;
- avere pari opportunità e parità di accesso alla società e all’economia;
- essere in grado di decidere dove, come e con chi vivere;
- circolare liberamente nell’UE indipendentemente dalle loro esigenze di assistenza;
- non essere più vittime di discriminazioni.
La guida stessa precisa che: “Questa nuova strategia rafforzata tiene conto delle diverse disabilità, comprese le minorazioni fisiche, mentali, intellettuali o sensoriali a lungo termine (in linea con l’articolo 1 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità), spesso invisibili. Tiene conto dei rischi dello svantaggio multiplo affrontati da donne, bambini, anziani, rifugiati con disabilità e persone con difficoltà socioeconomiche, e promuove una prospettiva intersettoriale in linea con l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile e gli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS).
La nuova strategia prevede pertanto una serie ambiziosa di azioni e di iniziative in vari settori e ha numerose priorità, tra cui:
- accessibilità: la possibilità di circolare e soggiornare liberamente, ma anche di partecipare al processo democratico.
- una qualità di vita dignitosa e la possibilità di vivere in autonomia, poiché si concentra in particolare sulla deistituzionalizzazione, sulla protezione sociale e sulla non discriminazione sul luogo di lavoro.
- la parità di partecipazione, in quanto mira a proteggere efficacemente le persone con disabilità da qualsiasi forma di discriminazione e violenza, a garantire pari opportunità e accesso per quanto riguarda la giustizia, l’istruzione, la cultura, lo sport e il turismo, ma anche parità di accesso a tutti i servizi sanitari.
- il ruolo dell’UE nel dare l’esempio.
- l’intenzione dell’UE di fare della strategia una realtà concreta.
- la promozione dei diritti delle persone con disabilità a livello mondiale.
Principali iniziative
- AccessibleEU: una banca dati con informazioni e buone pratiche in materia di accessibilità in tutti i settori.
- Carta europea della disabilità: verrà proposta dalla Commissione europea e sarà valida in tutti i paesi dell’UE. La carta consentirà alle persone disabili di ottenere più facilmente un sostegno adeguato quando viaggiano o si trasferiscono in un altro paese dell’Unione europea.
- Orientamenti con raccomandazioni agli Stati membri su come migliorare la vita autonoma e l’inserimento nella collettività delle persone disabili, consentendo loro di scegliere se vivere in alloggi accessibili e assistiti o continuare a vivere nella propria casa.
- Unquadro per i servizi sociali di eccellenza destinati alle persone con disabilità.
- Un pacchetto per migliorare l’inserimento delle persone con disabilità nel mercato del lavoro.
- Piattaforma sulla disabilità: riunisce le autorità nazionali preposte all’attuazione della Convenzione, le organizzazioni delle persone con disabilità e la Commissione. Sostiene l’attuazione della strategia e rafforza la collaborazione e gli scambi a tal fine.
- Nuova strategia per le risorse umane della Commissione europea, comprendente azioni volte a promuovere la diversità e l’inclusione delle persone con disabilità”.
Stabiliti questi principi, la Commissione si fa carico di sostenere gli Stati membri, nella definizione delle strategie comuni e dei piani di azione nazionali, per l’attuazione della convenzione delle Nazioni unite sui diritti delle persone con disabilità e, in merito, invita tutti gli Stati a contribuire in maniera attiva alla sua attuazione.
In materia di lavoro, il diritto delle persone con disabilità a lavorare ed essere impiegate su base di uguaglianza con gli altri è sancito dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, che è stata ratificata da tutti gli Stati membri dell’UE. Ragion per cui, il Trattato riafferma il diritto delle persone con disabilità a servizi che consentano loro di partecipare al mercato del lavoro e a un ambiente di lavoro adatto alle loro esigenze. L’intenzione espressa nella Strategia è quella di colmare il divario occupazionale tra persone con e senza disabilità, per raggiugerla l’Unione Europea ha invitato gli Stati membri a fissare obiettivi nazionali per l’occupazione e l’apprendimento. Le linee guida indicate sono state finalizzate a migliorare i risultati del mercato del lavoro delle persone con disabilità fornendo orientamenti e buone pratiche ai datori di lavoro, alle associazioni dei datori di lavoro e alle autorità pubbliche, nonché sensibilizzando sulle persone con disabilità e combattendo gli stereotipi. Le azioni preposte a tale scopo devono tenere conto dei seguenti principi:
- rafforzare le capacità dei servizi per l’occupazione e l’integrazione;
- promuovere prospettive di assunzione attraverso azioni positive;
- lotta agli stereotipi;
- garantire soluzioni ragionevoli;
- garantire la salute e la sicurezza sul lavoro;
- programmi di riabilitazione professionale in caso di malattie croniche o incidenti;
- esplorare posti di lavoro di qualità nell’ambito del lavoro protetto;
- percorsi verso il mercato del lavoro aperto.
Fin qui abbiamo parlato delle strategie europee per l’eliminazione delle diseguaglianze tra persone ma, purtroppo, esaminando la realtà della nostra società, non ci resta che constatare quanto, tuttora, le discriminazioni siano presenti nella nostra vita quotidiana. In particolare, per quanto riguarda il nostro Paese, il collocamento delle persone con disabilità è disciplinato dalla legge 12 marzo 1999 numero 68 “Norme per il diritto e lavori disabili”. Questa legge, nel riconoscere il diritto al lavoro delle persone disabili, detta che ogni datore di lavoro deve avere in forza la cosiddetta “quota di riserva” e deve adempiere ad una serie di oneri accessori come quello della presentazione, entro il 31 gennaio di ogni anno, del prospetto informativo disabili, documento nel quale deve essere indicato il numero complessivo dei lavori dipendenti, nonché il numero e nominativi dei lavoratori computabili nella quota di riserva e i posti di lavoro e le mansioni disponibili per i disabili. Da questo obbligo sono esonerati i datori di lavoro che svolgono attività faticose, pericolose o con modalità oggettivamente non adatte a persone disabili, esonero che non è automatico, ma che avviene a seguito di domanda e, per ottenerlo, i datori di lavoro devono versare un contributo, cosiddetto esonerativo, pari a 39,21 euro al giorno per ciascun disabile non assunto.
Nello specifico, l’articolo 3 della legge 68, stabilisce la seguente tabella della quota di riserva:
Dipendenti | Fascia Disabili | Orfani Profughi |
Da 15 a 35 | n° 1 | |
Da 36 a 50 | n° 2 | |
Da 51 in poi | 7% | 1% |
Nel caso in cui i datori di lavoro, trascorsi 60 giorni dalla data in cui insorge l’obbligo di assunzione, per cause a loro imputabili, non rispettano le disposizioni di questa legge, sono sottoposti a sanzione, pari a 196,05 euro al giorno, moltiplicata per tutti i giorni in cui la quota di riserva rimane scoperta. L’esperienza ci insegna, che non è raro incontrare aziende che preferiscono pagare le multe piuttosto che assumere personale, a loro dire, non idoneo.
Carlo Fantozzi