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14 Gennaio 2025
Primo Piano

Transizione ecologica e Conflitto Russo Ucraino, la fine della visione Green?

Ogni conflitto ha segnato il passo con un progresso nell’utilizzo delle fonti di energia. Pensiamo alle battaglie navali dei vascelli a vela sostituite da navi da guerra a carbone a cavallo del XIX secolo o alla prima guerra mondiale, che segnò il passaggio dal carbone al petrolio e infine la seconda guerra mondiale che vide, con l’impatto drammatico che sappiamo, l’introduzione del nucleare.

È di tutta evidenza come la crisi pandemica avesse già profondamente messo sotto stress le catene di approvvigionamento e i mercati energetici avevano già raggiunto i massimi dei prezzi degli ultimi 10 anni. Molto Interessante l’analisi di McKinsey sul tema che nell’abstract recita: “Riteniamo che la guerra avrebbe nel complesso un impatto negativo sul breve termine, causando una deviazione da una transizione più ordinata. L’impatto a lungo termine, tuttavia, potrebbe ancora rivelarsi un punto di svolta positivo”. Nello specifico se è evidente che la guerra russo-ucraina, almeno nel breve termine, ostacolerà la transizione verso un’economia a zero emissioni, in questo senso la decisione della Germania di riattivare le centrali a Carbone ne è un segno inequivocabile, dall’altra il tentativo di liberarsi dalla morsa dei fornitori di fonti energetiche potrebbe dare un’accelerazione decisa nel medio periodo alla ricerca di fonti energetiche alternative a basso impatto. Questo sempre che ci sia una decisa volontà di politica e Istituzioni di andare verso questa strada. La storia ci racconta di come ogni innovazione in tempo di guerra si sia poi riversata nel vivere della società civile nel quotidiano dell’economia civile, inaugurando una nuova era, spiegano gli analisti della società internazionale. Ma si evidenzia anche come la guerra in Ucraina è diversa in quanto non stimola una innovazione energetica per esigenze belliche, ma, indirettamente ne rende più chiara la necessità che potrebbe sembrare un aspetto meno importante ed invece ha delle enormi potenzialità nella trasformazione e innovazione energetica. È evidente come il Conflitto Russo Ucraino sia giunto in un momento dove i risultati della famosa agenda 2050 zero emissioni erano se non inconcludenti, insufficienti. E anche se si fossero raggiunti tutti i risultati in quel piano riportati non si sarebbe mai raggiunto il risultato di un riscaldamento globale aumentato di soli 1.5 gradi. Inoltre, come sottolinea McKinsey, per la maggior parte di tali impegni non c’erano adeguate risorse economico/finanziarie. La Pandemia ha poi messo sotto stress le catene di approvvigionamento acuendo i fattori critici persistenti e portano i prezzi globali delle materie prime ai massimi degli ultimi 10 anni, condizioni che poi si sono ulteriormente aggravate con la crisi nell’Est Europeo. Il rapporto parla di transizione ecologica che può essere trainata da tre driver: l’innovazione tecnologica, la creazione di catene di approvvigionamento che consentano a loro volta la diffusione di nuove tecnologie e la disponibilità di risorse naturali. E qui si riscontrano le maggiori criticità in quanto il combinato disposto dell’interruzione della produzione in Ucraina, delle sanzioni economiche contro la Russia e alla ridotta cooperazione tra le nazioni ha evidenziato come il sistema soffra di un’enorme fragilità. Se poi consideriamo il Peso della Russia nella fornitura di risorse naturali (come rame, nichel e silicio), che sono materiali essenziali nello sviluppo delle tecnologie NeZero (come turbine eoliche onshore e offshore, pannelli solari, veicoli elettrici e accumulatori di energie) si capisce come il conflitto abbia già prodotto uno shock significativo sul fronte dell’offerta. E non possiamo scordarci del famoso grano del Mondo rappresentato da Russia e Ucraina e del loro ruolo di produttori di fertilizzanti. E quale conseguenza ad una crisi da coltivazioni? Un aumento dei terreni messi a disposizione di produzione agricola a scapito di foreste con conseguenti aumenti di emissioni. McKinsey cita nel rapporto “Riteniamo che la guerra avrebbe nel complesso un impatto negativo sul breve termine, causando una deviazione da una transizione più ordinata”, osservano gli analisti. “L’impatto a lungo termine, tuttavia, potrebbe ancora rivelarsi un punto di svolta positivo se i leader agissero con lungimiranza e coraggio e fossero supportati da un crescente mandato popolare”. Ma esistono delle condizioni necessarie non sufficienti perché ciò possa accadere. La prima è che il conflitto duri relativamente poco e la sua portata rimanga nell’ambito di Russia e Ucraina. La seconda è un serio impegno da parte dei Governo del Mondo e dei Player Economici Privati e Pubblici nell’impegnarsi affinché gli investimenti in energie rinnovabili, efficienza energetica e decarbonizzazione non siano cause di un aumento dei prezzi dell’energia o dell’insicurezza ma soluzioni a quei problemi. Servono giusti tempi, giusti modi e soprattutto il controllo della finanza speculativa che pare essersi già mossa con anticipo per massimizzare i benefici a scapito di persone e Stati che più di altri stanno pagando un conto salato. Serve anche una visione ponderata di attività che siano perseguibili senza impattare su intere filiere produttive che danno lavoro a milioni di persone.
Serve tutto questo ma la domanda è “Abbiamo i Leader Giusti per perseguire questa strategia?”

Franco Colombo
Presidente IRSEU

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