La pandemia da Covid-19, per un verso, ha consentito di rinnovare l’attenzione sulla gravissima emergenza culturale, educativa e formativa che negli ultimi anni ha colpito il mondo dell’infanzia e dell’adolescenza, per altro verso, ha messo in luce l’emersione di nuovi bisogni sociali e i limiti dei tradizionali e superati modelli di welfare. L’assenza o la non adeguatezza delle attuali misure di intervento sociale, difatti, si ripercuote sul benessere dei minori e delle loro famiglie: l’erosione di una identità civica e la contestuale affermazione di individualismi sempre più esasperati rischia di allontanare via via le giovani generazioni dalla dimensione della comunità che non sempre è in grado di intercettarne i reali bisogni. Tutti questi fattori hanno indirizzato larga parte degli studiosi a promuovere l’adozione di nuove e specifiche azioni in grado di impegnarsi concretamente nei confronti di bambine, bambini e adolescenti e interventi volti a rendere i più piccoli parte attiva della collettività, anche mediante il coinvolgimento di una più estesa ed integrata platea di attori sia pubblici che privati. Da qui l’istanza di ripensare e/o innovare i vigenti sistemi di welfare e di protezione di famiglie e minori nella prospettiva di soddisfare, con misure di benessere integrato e politiche di inclusione sociale, i bisogni di conciliazione della sfera lavorativa con la dimensione privata e affrontare la problematica delle diseguaglianze sociali e del rischio di povertà educativa ed economica, in costante aumento. Tali disfunzioni e condizioni di svantaggio costituiscono fertile terreno per la sviluppo di fenomeni sociali negativi quali la diffusione del bullismo ovvero la dispersione scolastica a cui si accompagna l’aumento del numero di Neet (Not in Education Employment or Training), categoria che individua i giovani che si smarriscono nel passaggio dal mondo dell’istruzione a quello del lavoro. La sfida, pertanto, si deve articolare necessariamente lungo due direzioni: da un lato deve essere favorita l’interazione e la collaborazione tra Stato e imprese, nonché tra Regioni o amministrazioni locali e aziende del territorio. Dall’altro lato, è opportuno sviluppare e implementare delle reti di welfare di prossimità in grado di rilevare le istanze delle famiglie e dei minori di specifici contesti territoriali e rispondervi con soluzioni e misure confezionate ad hoc. Tra le soluzioni promosse a livello centrale, il legislatore, con riguardo agli anni 2020 e 2021, ha innalzato il tetto massimo di deducibilità dei fringe benefit aziendali e, tra le Missioni perseguite dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), attenzione particolare è stata dedicata alla tematica del rafforzamento dei servizi del ciclo formativo, con l’aumento per esempio dei posti negli asili nido – obiettivo condiviso con il Family Act -, e al settore della coesione e dell’inclusione, mediante il potenziamento del sistema di protezione per le situazioni di fragilità sociale ed economica per le famiglie e per la genitorialità. Numerose sono le iniziatile a livello regionale. Per esempio, Regione Lombardia ha elaborato il Fattore Famiglia Lombardo (FFL), ossia uno strumento universale che consente di conoscere nel dettaglio sulla base di taluni indicatori, quali il numero di figli a carico, la presenza di disabilità, gli stati di gravidanza etc., la posizione economica della famiglia onde garantire l’accesso alle misure di sostegno ai soggetti bisognosi. In Veneto è stato avviato il Tavolo “Un Welfare per i minori” a tutela dei diritti dei minori e delle loro famiglie, in considerazione dei disagi psichici e delle dipendenze che stanno colpendo i giovani veneti nonché dei minori vittime di maltrattamenti. In Regione Puglia, invece, con l’approvazione della Legge “Misure in favore degli adolescenti” è stata introdotta la figura dello youth worker, ossia un animatore socio educativo che attraverso metodologie e strumenti di educazione non formali è in grado di intervenire nella vita dei ragazzi e interagire con loro. Tra le altre misure pugliesi, inoltre, sono previste l’accompagnamento delle famiglie e degli adolescenti attraverso centri e percorsi informativi e l’introduzione della youth card e dello youth pass ad attestazione delle competenze extra-scolastiche. Con il bando “Adolescenza”, la Regione Emilia-Romagna ha destinato alle Province dei Fondi per le organizzazioni che si occupano di accompagnare ragazzi e ragazze nella transizione verso l’età adulta, al fine di realizzare percorsi educativi e sociali di formazione e organizzazione del tempo libero con attività ludico-sportive, aiuto nei compiti e/o di sensibilizzazione verso determinate tematiche di attualità di interesse giovanile, come bullismo, cyberbullismo, legalità, disagio relazionale, educazione civica. L’Amministrazione comunale di Milano, invece, ha adottato un vademecum per favorire la partecipazione di bambine, bambini, ragazze e ragazzi nella realizzazione e nella valutazione dei progetti e nella riprogrammazione di politiche di welfare a loro indirizzate per costruire proposte plasmate sulle reali esigenze dei cittadini più piccoli. Dall’analisi di queste esperienze è possibile individuare dei settori che possono offrire interessanti aree di sviluppo nell’elaborazione di nuovi modelli di welfare family friendly e di buone prassi da promuovere, nel rispetto delle diversità territoriali e in considerazione, specialmente, delle criticità organizzative e in termini di risorse a cui devono far fronte le piccole e medie realtà imprenditoriali italiane. È, difatti, necessario, favorire la transizione verso modelli aziendali improntati alla flessibilità in termini di orari e di dislocazione del luogo di lavoro che possano rafforzare la presenza dei genitori nella dimensione domestica della famiglia, nonché l’ampliamento e la condivisione di servizi di time saving, specialmente nell’interesse di piccole aziende territorialmente prossime, e l’assoggettamento di tali misure a un regime di favore fiscale. Nell’ottica di promuovere politiche a favore della genitorialità, dell’eguaglianza dei genitori e, in particolar modo, a sostegno del rientro delle neo mamme sul luogo di lavoro, in primo luogo, potrebbero essere incrementati gli attuali permessi parentali e congedi di paternità, anche attraverso la contrattazione decentrata territoriale, in attesa dell’innalzamento della paternità obbligatoria ad un mese. In seconda battuta, devono essere create reti interaziendali di condivisione di Kindergarten e, sulla falsa riga, potrebbero essere ideati servizi di doposcuola pomeridiani nonché centri ludico-ricreativi e/o estivi per bambine, bambini e adolescenti, con formule miste finanziate dalle imprese locali con il sostegno delle Regioni e il ricorso a Fondi Europei in riferimento alla Programmazione Europea 2021-2027. Questi progetti costituirebbero, difatti, non solo per i giovani dei territori ove si capillarizzano numerose aziende di piccole dimensioni, ma anche per quelli appartenenti a realtà più grandi che catalizzano la maggior parte della forza lavoro locale, come luoghi di aggregazione, protezione, interazione e coesione, in cui sentirsi parte di una comunità, scoprire il valore della condivisione e della relazione con l’altro, anche grazie a figure di educatori informali. Nel complesso le misure di welfare devono essere orientate nell’ottica di promuovere e divulgare la cultura della cura del benessere delle famiglie che deve avere come obiettivo prioritario e superiore la tutela e la piena realizzazione dei diritti dei più piccoli, come volano del dibattito politico per la ristrutturazione sociale e la ripresa economica del Paese.
Giulia Gozzelino