Il 7 giugno 2023 il Consiglio dei Ministri ha approvato un nuovo Disegno Di Legge contro sulla violenza sulle donne che prevede una serie di misure finalizzate a rafforzare l’attuale codice rosso e a prevenire che i cosiddetti “reati spia” si trasformino in delitti più gravi. Per la Ministra per la Famiglia e le Pari Ppportunità il filo conduttore è la prevenzione “per interrompere il ciclo della violenza” e per “agire tempestivamente e efficacemente“.
Come si legge nel Comunicato stampa n. 38 pubblicato sul sito del Governo, il provvedimento intende:
- velocizzare le valutazioni preventive sui rischi che corrono le potenziali vittime di femminicidio o di reati di violenza contro le donne o in ambito domestico;
- rendere più efficaci le azioni di protezione preventiva;
- rafforzare le misure contro la reiterazione dei reati a danno delle donne e la recidiva;
- migliorare la tutela complessiva delle vittime di violenza.
Il disegno di legge recepisce, tra l’altro:
- le istanze più urgenti emerse nell’ambito dell’Osservatorio sul fenomeno della violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica;
- le osservazioni contenute nella relazione finale della “Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio nonché su ogni forma di violenza di genere”;
- gli orientamenti della procura generale della Corte di Cassazione in materia.
Il Governo si pone nell’ottica di un consistente rafforzamento delle tutele riconosciute alle vittime di violenza sessuale e quella domestica.
Molte delle misure puntano a introdurre misure cautelari più restrittive e severe nei confronti di chi commette reati di genere. Il pacchetto di disposizioni, che rafforza l’attuale “Codice rosso”, è diretto altresì a ridurre i tempi della giustizia e ad attuare programmi di formazione: “In primo luogo abbiamo rafforzato le misure cautelari, braccialetto elettronico, distanziamento, ammonimento e anche l’arresto in flagranza differita”, ha dichiarato la Ministra per La Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, “Poi siamo intervenuti sui tempi, anche perché abbiamo avuto alcune condanne da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo proprio sul ritardo con cui sono state decise le misure cautelari a tutela delle possibili vittime. Abbiamo stabilito dei tempi stringenti, 30 giorni per il pubblico ministero per poter valutare il rischio e decidere la necessità delle misure cautelari, e dall’altra parte 30 giorni perché il giudice possa poi metterle in atto”.
In particolare, il disegno di legge, approvato su proposta della Ministra Eugenia Roccella, del Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e del Ministro della Giustizia Carlo Nordio, prevede che le misure di prevenzione, vigenti per il reato di stalking, potranno essere applicate anche agli indiziati di reati legati alla violenza contro le donne e alla violenza domestica.
La sorveglianza speciale di pubblica sicurezza e l’obbligo o divieto di soggiorno in uno o più comuni, o in una o più province, oppure nel comune di residenza o di dimora abituale, previste dal Codice antimafia, potranno trovare applicazione nei casi di tentato omicidio; lesioni personali gravi e gravissime, deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso, violenza sessuale.
Si estendono i casi in cui si potrà applicare l’ammonimento del Questore al fine di garantire una tutela più tempestiva e anticipata rispetto alla definizione dei processi penali; si includono i cosiddetti “reati-spia”, che avvengono nel contesto delle relazioni familiari ed affettive (attuali e passate): percosse; lesione personale; violenza sessuale; violenza privata; minaccia grave; atti persecutori; diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti; violazione di domicilio; danneggiamento; si prevede l’aggravamento di pena quando i reati di violenza domestica o contro le donne sono commessi da un soggetto ammonito, anche se la vittima è diversa da quella che ha effettuato la segnalazione per cui è stato adottato l’ammonimento; per la richiesta di revoca dei provvedimenti, i soggetti ammoniti dovranno aspettare almeno tre anni e dovranno avere ottenuto valutazioni positive in appositi percorsi di recupero; si amplia la definizione dei reati di violenza domestica, comprendendo quelli avvenuti in presenza di minorenni. (Comunicato stampa del Consiglio dei Ministri n. 38 del 7/06/2023).
Il DDL velocizza i tempi per l’applicazione delle misure cautelari: il braccialetto elettronico, il distanziamento fissato a 500 metri e non solo dall’abitazione della vittima ma anche nei luoghi che abitualmente frequenta, l’ammonimento e previsto l’arresto in flagranza differita con la produzione di video e foto. Vengono stabiliti termini rigorosi per Pubblici ministeri e Giudici per velocizzare gli iter procedimentali. Sono infatti previsti 30 giorni per il PM per poter valutare il rischio e decidere la necessità delle misure cautelari, e dall’altra parte 30 giorni perché il Giudice possa poi metterle in atto.
Vengono ampliate le fattispecie dei processi in materia di violenza di genere e domestica per le quali è assicurata priorità: costrizione o induzione al matrimonio, deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso, violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa, diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti, stato di incapacità procurato mediante violenza, lesione personale, in alcune ipotesi aggravate (per esempio quando il fatto è commesso contro i genitori, i figli o i coniugi/partner).
Per la Ministra Roccella il ruolo centrale viene dato alla “formazione, un percorso lungo ma necessario, perché le competenze che si devono sviluppare per affrontare in modo adeguato una cosa così specifica come la violenza contro le donne ha bisogno di formazione. Abbiamo stabilito che il magistrato debba essere abbastanza specializzato, che questo tipo di processi siano affidati sempre agli stessi magistrati in modo che sviluppino le competenze con una formazione sul campo.. E’ previsto l’obbligo, non già la mera facoltà, per il Procuratore della Repubblica di individuare uno o più procuratori aggiunti o uno o più magistrati addetti all’ufficio per la cura degli affari in materia di violenza contro le donne e domestica, così come un percorso di formazione ai PM cui assegnare i fascicoli per favorire la specializzazione nella trattazione dei processi in materia di violenza di genere e violenza domestica.
Viene previsto a favore della vittima del reato ovvero, in caso di decesso, a favore degli aventi diritto, come conseguenza dei delitti commessi dal coniuge, anche se separato o divorziato, oppure da persona legata alla persona offesa da relazione affettiva, un risarcimento danni a titolo di provvisionale, quale ristoro anticipato, a fronte dello stato di bisogno dei beneficiari e senza la necessità di produzione della sentenza di condanna.
Nel corso della conferenza stampa tenutasi dopo il Consiglio dei Ministri del 7 giugno 2023 la Ministra per la Famiglia e le Pari Opportunità ha altresì sottolineato l’esigenza di “un cambiamento culturale” perché la violenza di genere “è essenzialmente una questione culturale. Pensiamo all’ultimo caso, quello di Giulia, che nessuna legge avrebbe potuto salvare“.
Per il Consiglio dei Ministri “solo con un’operazione culturale possiamo iniziare a ridurre se non eliminare reati odiosi: deve iniziare nelle scuole e proseguire dappertutto, anche nelle carceri“.
Per contrastare la violenza sulle donne e quella domestica gli interventi a livello legislativo sostanziale e processuale, sia di carattere preventivo che repressivo che di sostegno ai percorsi di uscita dalla violenza, ai centri e alle case rifugio, sono necessari ma non sufficienti a eliminare un fenomeno che per la sua diffusione e trasversalità, è strutturale e ben radicato nel tessuto sociale.
La prevenzione e il contrasto della violenza devono essere intesi come priorità di intervento: l’attualità e drammaticità dell’emergenza impongono necessariamente un cambiamento culturale, capace di riconoscere i sintomi di una relazione alterata tra uomini e donne per eliminare definitivamente qualunque forma di maschilismo e discriminazione.
Sotto questo profilo, molto lavoro purtroppo deve essere ancora fatto.
C’è un retaggio culturale da estirpare: nella sopraffazione, nella violenza, nella discriminazione e nel sessismo perpetrati contro le donne c’è una matrice culturale comune che è la mancata considerazione della loro dignità come persone, una rappresentazione della donna falsata dai pregiudizi.
Non è ancora arrivato quel radicale cambio di passo che investe, coinvolge responsabilizza tutte e tutti, ognuno per la propria parte, in una sfida necessaria, decisiva, qualificante per la nostra società nella sua complessità, civile, rispettosa delle donne, delle differenze e libera dalla violenza.
Lo stesso Ministro della Giustizia Nordio ha sottolineato la necessità di un cambiamento culturale: “Per quanto elevate e irrogate rapidamente, le pene non costituiscono mai una deterrenza assoluta, soprattutto in questo tipo di reati. Solo con un’operazione culturale possiamo iniziare a ridurre se non eliminare reati odiosi: deve iniziare nelle scuole e proseguire dappertutto, anche nelle carceri”.
Nella sopraffazione, nella violenza, nella discriminazione e nel sessismo perpetrati contro le donne, infatti, c’è una matrice culturale comune – che, viceversa, deve essere combattuta e superata – che è la mancata considerazione della loro dignità come persone, una rappresentazione della donna falsata dai pregiudizi e stereotipi.
E’, infatti, negli stereotipi di genere che affondano le radici della violenza che, ricordando ciò che diceva Giovanni Paolo II, “distrugge ciò che vuole difendere: la dignità, la libertà e la vita delle persone”.
Per sradicare questa mentalità occorre puntare sull’educazione, formazione, condivisione di conoscenza, consapevolezza e di una responsabilità collettiva che punti al pieno riconoscimento, coinvolgimento e valorizzazione delle competenze femminili, del punto di vista e del sapere delle donne, della loro diversità che è valore, qualità, arricchimento per l’intera società. In primo piano la scuola, come Istituzione per cambiare la cultura che tollera e giustifica la violenza contro le donne, per combattere le disuguaglianze e discriminazioni che ne sono all’origine, ed educare i ragazzi ad instaurare delle relazioni fondate sul rispetto delle differenze, sulla cultura della parità e sulla gestione dei conflitta senza far ricorso alla violenza.
Fare dell’educazione lo strumento per creare una società di opportunità e responsabilità condivise, paritarie. Coinvolgere in modo sinergico e condiviso tutti i soggetti istituzionali, centrali e locali, promuovendo iniziative culturali di sensibilizzazione sul tema, di formazione sul territorio e presso gli istituti scolastici. Cambiare quella cultura che tollera e giustifica la violenza contro le donne, per combattere le disuguaglianze e discriminazioni che ne sono all’origine, ed educare i bambini e i ragazzi ad instaurare delle relazioni fondate sul rispetto delle differenze, sulla cultura della parità e sulla gestione dei conflitti senza far ricorso alla violenza. Favorire una cultura che esalti e rispetti la differenza di genere: mutare atteggiamento esortando i ragazzi e gli uomini al rispetto delle donne, a parlare di amore e ad imparare a distinguerlo dal possesso e dal controllo, che non sono componenti dell’amore.
Per l’ex segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan “La violenza contro le donne è una delle più vergognose violazioni dei diritti umani”. La lotta contro la violenza nei confronti delle donne è una questione di cultura prima ancora che di giustizia.
Non rispettare i diritti delle donne è una sconfitta per tutta l’umanità: dobbiamo riconoscere la violenza contro le donne come una responsabilità sociale e non come una questione privata. Per vincere questa battaglia è necessario il contributo di tutti perché la violenza di genere e del femminicidio è una responsabilità sociale e l’affermazione di un ruolo diverso delle donne e della tanto auspicata parità di genere passa per l’alleanza di tutti.
Paola Francesca Cavallero