5 Novembre 2024
Primo Piano

Vivere in un ambiente pulito, sano e sostenibile è riconosciuto come uno dei diritti fondamentali dell’umanità, al pari del diritto alla vita, della libertà di opinione, del diritto all’educazione e al lavoro

Il 28 luglio l’ONU ha adottato un’importante risoluzione che contribuirà a ridurre le ingiustizie ambientali, colmare le lacune di protezione e responsabilizzare le persone, in particolare quelle che si trovano in situazioni vulnerabili. Secondo il segretario generale Antonio Guterres “la comunità internazionale ha dato un riconoscimento universale a questo diritto e ci ha avvicinato a renderlo una realtà per tutti”. L’adozione della risoluzione, tuttavia, ‘’è solo l’inizio’’ perchè tutte le Nazioni devono rendere questo diritto “una realtà per tutti, ovunque”. “Non basta affermare semplicemente il nostro diritto a un ambiente sano. La risoluzione dell’Assemblea generale è molto chiara: gli stati devono attuare i loro impegni internazionali e aumentare i loro sforzi per realizzarlo. Soffriremo tutti effetti molto peggiori dalle crisi ambientali, se non lavoriamo insieme per evitarli collettivamente”, ha commentato l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Michelle Bachelet. Nel documento votato, che non è vincolante per gli Stati ma – questo è l’auspicio – potrà supportarli nel prevedere il diritto a un ambiente sano nelle rispettive carte costituzionali addivenendo a trattati internazionali e multilaterali, si riconosce che i) il diritto a un ambiente sano è legato al diritto internazionale esistente e che la sua promozione richiede la piena attuazione di accordi ambientali multilaterali; ii) l’impatto dei cambiamenti climatici, la gestione e l’uso non sostenibili delle risorse naturali, l’inquinamento dell’aria, del suolo e dell’acqua, la cattiva gestione delle sostanze chimiche e dei rifiuti e la conseguente perdita di biodiversità interferiscono con il godimento di questo diritto, e che il danno ambientale ha implicazioni negative, sia dirette che indirette, per l’effettivo godimento di tutti i diritti umani.

Numerose sono le sfide, le strategie e le buone pratiche per sensibilizzare le istituzioni mondiali e l’opinione pubblica sull’importanza di ridurre lo spreco di acqua e di assumere comportamenti volti a contrastare i cambiamenti climatici. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti con l’aumento dell’intensità e della gravità della siccità, della scarsità d’acqua, degli incendi, dell’innalzamento del livello del mare, delle inondazioni, dello scioglimento dei ghiacci polari, delle tempeste catastrofiche e del declino della biodiversità.

La lotta per il diritto all’acqua e i diritti dell’acqua è, dunque, quantomai attuale di fronte alla crescente scarsità di acqua per la vita, non dovuta unicamente a fattori naturali: l’acqua è un diritto di base per tutti gli esseri umani: senza acqua non c’è futuro. L’accesso all’acqua è un obiettivo comune. Esso è un elemento centrale nel tessuto sociale, economico e politico del paese, del continente, del mondo. L’acqua è democrazia” (Nelson Mandela).

L’acqua è l’elemento essenziale per la vita ma anche per la crescita dell’umanità.

“Oggi l’attenzione all’ambiente è diventata una priorità assoluta per tutto il genere umano, e gli avvocati italiani su questo hanno voluto dare il loro contributo”, ponendo l’accento sul fatto che “l’acqua necessita di una regolamentazione globale. E per questo motivo abbiamo pensato a questo decalogo sul diritto all’acqua da offrire alla comunità mondiale”.

E’ quanto affermato dal vicepresidente del Consiglio Nazionale Forense, avv. Francesco Greco, in occasione dell’evento “Pursuing the human right to water” organizzato al Padiglione Italia di Expo 2020 Dubai dal CNF per la Giornata mondiale dell’acqua dedicata quest’anno a “rendere visibile la risorsa invisibile” (“le acque sotterranee sono invisibili…con il peggioramento del cambiamento climatico, le acque sotterranee diventeranno sempre più critiche. Dobbiamo lavorare insieme per gestire in modo sostenibile questa preziosa risorsa”).

Il Documento ‘Acqua: un diritto di tutti’ è frutto della collaborazione tra il Consiglio Nazionale Forense e il Commissariato Generale di sezione dell’Italia per l’Expo 2020. Una collaborazione nata dal protocollo siglato il 28.11.2018 dal Presidente del CNF Avv. Andrea Mascherin ed il Commissario Generale dott. Paolo Glisenti, al fine di consentire “una collaborazione scientifica e culturale, per la progettazione e diffusione di attività e iniziative congiunte dedicate agli aspetti giuridici, scientifici e regolatori sui temi dell’acqua e dello sviluppo sostenibile, in linea con gli obbiettivi della partecipazione dell’Italia ad Expo Dubai 2020 e dell’Agenda Onu 2030 per lo Sviluppo Sostenibile” (https://www.consiglionazionaleforense.it/documents/20182/417625/2018-11-28_Protocollo+Commissariato+Expo+Dubai+2020+-+CNF.pdf/0fd1718b-959a-4365-a899-88b2fd387c3f?t=1543406389000).

L’Avv. Maria Masi, Presidente del Consiglio Nazionale Forense, ha ricordato come la sottoscrizione del Protocollo di intesa nasca dalla contezza che la sostenibilità, l’ambiente e la sicurezza erano temi principali e interessanti sotto molteplici profili, non da ultimo sotto il profilo normativo di nuovi diritti, sia a livello internazionale che dei singoli Stati. Settori che l’avvocatura istituzionale ha ritenuto significativi al punto da ritenere opportuna la condivisione di questo progetto. E ciò sulla scorta della considerazione che le parti hanno ritenuto utile, anzi necessario, valorizzare la partecipazione dell’Italia all’Expo Dubai “quale occasione importante di promozione di una nuova generazione di diritti legati alla tutela dell’ambiente, argomento sempre più attuale, della biodiversità e delle risorse idriche in particolare, nello specifico, del diritto all’acqua e del diritto sull’acqua. Nella considerazione”, ha proseguito la Presidente del CNF, “della ferma consapevolezza che il ruolo degli avvocati, e quindi dell’avvocatura, potesse rappresentare una risorsa necessaria proprio per la promozione e lo sviluppo di azioni concrete a favorire la costruzione di equilibri tra gli attori nei diversi ambiti che di volta in volta vengono coinvolti e con la identica consapevolezza che il diritto sempre e da sempre è un utile strumento di risoluzione di conflitti”.

Con la Relazione la Commissione del CNF ha effettuato un lavoro di ricognizione di quelle che sono le fonti non soltanto nazionali, ma anche europee ed internazionali con riferimento ad una risorsa che da nessuna fonte è ricavata o ricavabile come diritto umano in senso stretto e in senso ampio ma sempre sotto il profilo derivativo. Quindi un diritto derivativo rispetto ad altri, un diritto o meglio inteso come risorsa necessaria e, quindi, come qualcosa che attiene alla sfera del diritto naturale, come qualcosa di scontato mentre scontato non è”.

L’occasione di riconsiderare il diritto sotto una matrice diversa.

Per il Vicepresidente quello dell’avvocatura è un progetto innovativo anche perchè “per la prima volta all’Expo si parlerà di diritti”.

Il Documento è stato veicolato e sottoposto all’attenzione della Santa Sede: l’avv. Masi, ricordando l’impegno profuso dalla Chiesa sull’acqua, trattandosi di un diritto umano essenziale, ha sottolineato come la Commissione abbia chiesto ed ottenuto un incontro con il Sottosegretario di Stato per condividere e discutere del contenuto della Relazione che, poi, è stata sottoposta anche all’attenzione del Parlamento.

Il risultato finale è la stesura dei dieci principi (Diritto All’acqua-Right To Water, https://www.consiglionazionaleforense.it/documents/20182/2417683/Diritto+all%27Acqua.pdf/2f01db7e-e274-bc34-e21c-6e62d1bf5431?t=1647342190149 ) da sottoporre alle istituzioni, a partire dai Parlamenti italiano ed europeo, “con la speranza che possa essere condiviso nell’immediato da tutti i Paesi che partecipano all’Expo e che possa rappresentare non il momento finale ma il momento genetico di una nuova forma collaborativa sotto il profilo ordinamentale e, quindi, di promozione dei diritti anche con gli altri Paesi”. Un progetto che “potrebbe permettere una implementazione concreta di quei principi umanitari relativi al diritto all’acqua elaborati dal 1948 ad oggiper l’eurodeputata Alessandra Moretti e consentire “sia al legislatore sia agli erogatori del servizio di garantire ad ogni cittadino il godimento di un servizio essenziale”, come commentato dal senatore Francesco Urraro.

Per la dott.ssa Moretti “l’accesso all’acqua potabile ed è un diritto fondamentale per ogni essere umano, però il diritto all’acqua non è riconosciuto dall’ordinamento internazionale come diritto dell’uomo in quanto non è mai stato direttamente codificato come diritto umano fondamentale a livello internazionale e comunitario”.

A questo diritto si può giungere soltanto indirettamente attraverso un’interpretazione estensiva.

Per la Vicepresidente del Parlamento Europeo, On. Pina Picierno, una sistematizzazione dell’argomento sarà un punto di vista imprescindibile sia per le istituzioni italiane che per quelle europee “nel lavoro che ancora ci aspetta sui diritti in generale perché il diritto all’acqua, come avete benissimo espresso nel vostro decalogo, fa indubbiamente parte dei diritti umani pur non trovando un suo chiaro ed esplicito riferimento normativo. Io sono molto interessata e lo è tutto il Parlamento Europeo ad affrontare con voi nel prossimo futuro il problema”. “Il tema che avete inteso affrontare è davvero molto Spinoso ma io sono convinta che il vostro decalogo sia la Tool box che consentirà sia legislatore ad ogni livello sia gli erogatori dei servizi di determinare la effettiva rispondenza del cuore del problema, e cioè garantire ad ogni cittadino il godimento di un diritto essenziale, l’acqua, qualunque sia la sua condizione sociale e dovunque viva”.

Il ‘Decalogo del diritto all’acqua’ elaborato dalla Commissione per Expo 2020 Dubai del Consiglio Nazionale Forense.

Per la Presidente del CNF un corretto esercizio e una rinnovata cultura dei diritti e dei doveri possa rappresentare un naturale antidoto alla generazione di conflitti sulle risorse idriche”

La pubblicazione giuridico normativa per il dialogo internazionale sul diritto umano all’acqua contiene 10 criteri “nella consapevolezza che debbano informare in maniera trasversale e non soltanto in maniera derivativa ma soprattutto in maniera originale, e criteri perché come metodo e come approccio rispetto a quello che poi sarà l’elaborazione e le azioni che ci auguriamo possano seguire questo intento e questa proposta”. Più precisamente:

  1. Acqua come risorsa essenziale “Gli Stati sovrani riconoscono nel bene acqua una risorsa destinata prioritariamente ad assolvere al fabbisogno essenziale dei cittadini”
  2. Approvvigionamento diffuso “Le attività di gestione e distribuzione delle risorse idriche sono funzionali all’interesse delle comunità territoriali e di ciascun consociato all’approvvigionamento diffuso e si svolgono secondo i principi del “social service coverage” e della “full affordability
  3. Regolazione funzionale “La regolazione del settore idrico è orientata al pieno assolvimento dei bisogni essenziali di ciascun membro della collettività
  4. Autonomia limitata “La libertà negoziale, nella somministrazione dei servizi idrici si sostanzia, in capo al soggetto somministrante, in un diritto all’erogazione vincolata a parametri di efficacia quantitativa e qualitativa della prestazione
  5. Efficienza tecnologica “Ciascuno Stato, in considerazione delle caratteristiche idro-geologiche del proprio territorio, adotta strumenti normativi, regolamentari e finanziari che garantiscano l’impiego efficiente delle nuove tecnologie ai fini di una gestione equa ed efficace delle risorse idriche”
  6. Trasparenza e partecipazione “Il carattere cruciale della regolazione del settore idrico implica la necessità di definire procedure e ruoli autoritativi che, nel rispetto dei processi democratici e dei principi di trasparenza, garantiscano il coinvolgimento delle comunità territoriali”
  7. Sostenibilità “Ciascuno Stato si impegna a contenere, entro parametri di sostenibilità, l’estrazione d’acqua dai corpi idrici superficiali e sotterranei e a favorire il ricorso a fonti idriche alternative”
  8. Solidarietà “La garanzia di fruizione della risorsa idrica ai soggetti meno abbienti può conseguirsi con l’istituzione di un apposito Fondo nazionale di solidarietà, regolato e gestito dall’Autorità Nazionale dell’Acqua”
  9. Equità “Al fine di garantire un più equo approvvigionamento idrico globale gli Stati promuovono forme di investimento funzionali a tale scopo
  10. Giustiziabilità “Gli Stati sovrani istituiscono, su base convenzionale, la Corte Internazionale dell’Acqua, ovvero un’autorità di giustizia autonoma e indipendente, con competenza a indirizzare le controversie interne relative al diritto umano all’acqua verso soluzioni eque e sostenibili”.

Un tema fondamentale quello del diritto all’acqua al quale il CNF si è approcciato “elaborando un nuovo ruolo dell’avvocatura, con i professionisti che si occupano dei diritti superando i confini dei tribunali e intervenendo sull’esigenza di arrivare ad una normativa armonica che abbia come filo conduttore queste dieci regole”, ha commentato Paolo Glisenti, Commissario Generale per l’Italia all’Expo Dubai.

La disponibilità e la sicurezza delle risorse idriche è un tema centrale della sostenibilità e della difesa dell’ambiente; il diritto all’acqua è un tema trasversale. Negli Emirati Arabi la giurisprudenza sul tema è “casuale” quando invece c’è “bisogno di un lavoro di coordinamento della giurisprudenzializzazione, altrimenti tutto poggia su un terreno fragile”. A Expo Dubai è emerso in maniera molto chiara e inequivocabile, ha affermato Glisenti, che la sostenibilità in tutte le sue componenti è raggiungibile e necessaria soltanto con un approccio multilaterale e collaborativo. E’ una leva potenzialmente importante perché può portare l’acqua al centro delle politiche del policy making della sostenibilità, cosa che ancora oggi non abbiamo sentito essere accaduto. Potrebbe essere l’acqua il capitolo nuovo del Policy making multilaterale internazionale. Da questo punto di vista il ruolo dell’ONU nel perseguire e promuovere il raggiungimento degli obiettivi del millennio è una leva importante, la water diplomacy.

Un tema che va gestito facendo leva sulle criticità e le emergenze con riferimento all’acqua per passare da un approccio nazionale ad uno condiviso, ha commentato ancora il Commissario. Anche la Santa Sede e i capi religiosi hanno affermato che il dialogo interreligiosi e la leadership religiosa non è più soltanto una diplomazia informale parallela a quella dei governi, che si aggiunge in varie forme di iniziativa internazionale, ma “vuole diventare un elemento portante della programmazione internazionale. Quindi i leader religiosi hanno riaffermato, anche il 3 febbraio scorso, di essere parte del Policy making non sono più se intanto dei supporter, diciamo, dei fiancheggiatori e della solidarietà. Questo lo dico perché se avrete modo così abbiamo modo di coinvolgere la Santa Sede ma anche gli altri leader religiosi vi segnalo che qui a Dubai è nata una leadership religiosa multinazionale intenzionata a essere protagonista della programmazione e policy making, non solo ascoltatrice passiva di temi legati alla solidarietà sociale”, ha concluso Glisenti.

Con il decimo principio la Commissione ha pensato “alla creazione di una Corte internazionale dell’acqua che abbia un potere di indirizzo e possa avere la facoltà di intervenire per manifestare e denunciare abusi o usi distorti dell’acqua che privano gli altri Stati della possibilità di utilizzarla”.

Per  l’avv. Francesco Greco la sua istituzione “costituirebbe già un importante e significativo avanzamento verso una primaria forma di giustiziabilità del diritto all’acqua, che potrebbe essere ulteriormente implementata – laddove questa prima esperienza trovasse un suo riconoscimento e radicamento internazionale – evolvendosi, se del caso, verso caratterizzazioni giurisdizionali più tipiche, fondate sulla ritualità del processo con una decisione vincolante per la parti in contraddittorio. In tale previsione, un modello al quale potere fare riferimento può essere la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (EDU)”. Una Corte Internazionale dell’acqua che, almeno in questa prima fase, non abbia un potere cogente, ma che abbia facoltà di intervenire nei singoli Stati con un potere di indirizzo e per denunciare gli abusi. La sua importanza è stata sottolineata anche dalla senatrice Fiammetta Modena perché “l’affermazione di un diritto senza una tutela rischia di non trovare applicazione”.

Paola Francesca Cavallero

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