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10 Ottobre 2024
Arte e Spettacolo Rubriche

Intervista a Giovanni Veronesi

Senza Francesco Nuti non sarei entrato nel cinema dalla porta principale”.

Francesco Nuti è rimasto in un angolo del cuore di tutti, con il suo accento pratese, i suoi sguardi malandrini e timidi, con la sua mimica pazzesca con cui tutt’ora, rivedendo i suoi film, riesce a strapparti una risata anche se hai avuto una pessima giornata, segno questo, della sua grande vis comica.

Al momento di intervistare Giovanni Veronesi, ho avuto la sensazione di avere la grande responsabilità di renderlo per quella forza che ha di non farsi problemi a mostrarsi per quello che è, per quello che pensa, per quello che ricorda di Francesco Nuti. La grandezza di Veronesi sta in questo, proprio perché non è alla ricerca di approvazione di nessuno ed in nessun momento dell’intervista ha puntato l’attenzione su sé stesso. Non ne ha bisogno. Giovanni Veronesi è stato amico e sceneggiatore di molti dei successi dell’attore pratese: “Tutta Colpa del Paradiso” un film del 1985. Il film fu nono classificato tra i primi 100 film di maggior incasso nella stagione cinematografica 85’ – 86’. Vincitore di numerosi riconoscimenti tra cui il rinomato premio per il cinema italiano “Ciak d’oro”. Miglior attore a Francesco Nuti che aveva condotto anche la regia del film, candidatura alla miglior attrice non protagonista a Laura Betti; Migliore canzone originale a Giovanni Nuti; candidatura alla migliore fotografia a Camillo Bazzoni; Candidatura alla migliore colonna sonora a Giovanni Nuti. Questo film è firmato da un giovane esordiente Giovanni Veronesi e da Vincenzo Cerami, autore della sceneggiatura del film “Un borghese piccolo piccolo” portato sullo schermo da Alberto Sordi e Monicelli e candidato all’Oscar nel 1999 per la sceneggiatura de “La vita è bella” di Roberto Benigni. L’anno dopo nel 1986, come dice il proverbio: “Squadra che vince non si cambia”, ancora una volta con lui, l’attrice Ornella Muti e l’amico Giovanni Veronesi e Vincenzo Cerami. Tutti e tre insieme scrivono la sceneggiatura di “Stregati”, la terza regia di Francesco Nuti. Le volte precedenti era successo nei film “Casablanca, Casablanca” e “Tutta colpa del paradiso”. Molti i premi vinti anche dal film “Stregati”: Nastro d’Argento per la migliore musica a Giovanni Nuti, nomination al David di Donatello per “Rose”, la miglior canzone originale e ben quattro Nomination di Ciak d’oro: come miglior film, miglior attore, miglior attrice e miglior fotografia. Galeotto fu il film tra Francesco Nuti e la bellissima Ornella Muti. La collaborazione tra Nuti e Veronesi è fruttuosa nel film “Caruso Pascoski (di padre polacco)”, nel 1988. Grande rivalsa per Francesco Nuti che vince con questo film ai Nastri d’Argento la candidatura a miglior regista, mentre la candidatura come miglior attore non protagonista va a Ricky Tognazzi. Un’altra pellicola di successo che viene ben accolta dal pubblico, tanto da piazzarsi al sesto posto nella classifica nei primi 100 film di maggior incasso della stagione cinematografica italiana 1988-1989. Qui Giovanni Veronesi firma sia il soggetto che la sceneggiatura insieme a Francesco Nuti e a David Grieco (altro professionista di calibro con alle spalle collaborazioni celebri, ancora diciasettenne come assistente a Pierpaolo Pasolini e a Bernardo Bertolucci. Realizzano insieme altri soggetti e sceneggiature, tra cui “Willy Signori e vengo da lontano”, in cui il soggetto è proprio pensato da Francesco Nuti e Giovanni Veronesi, mentre la collaborazione della sceneggiatura si allarga anche a Ugo Chiti che firmerà tantissime altre sceneggiature sia di Nuti che di Giovanni Veronesi, tra cui il capolavoro “Donne con le gonne” con una splendida Carol Bouquet. Film moderno del 1991, che è possibile rivedere in streaming. Un film sociale e comico allo stesso tempo che racconta l’evoluzione della società italiana dagli anni 50’ agli anni 80’ e dell’evoluzione di istituzioni come la famiglia e il matrimonio, il difficile equilibrio nel rapporto uomo-donna, l’omosessualità femminile, il femminismo, lo scambismo, la droga e il terrorismo. Forse il film con cui ha avuto più successo, i premi vinti sono con la Comédie Française, il David di Donatello nel 1992 per la candidatura a miglior attrice non protagonista a Cinzia Leone, Nastri d’Argento 1992 per la candidatura a migliori costumi. Questo film incassò, malgrado i tentativi di stroncatura della critica, ben 20 miliardi di lire. È stato il terzo film di maggior successo della stagione cinematografica italiana 2001- 2002. In questo film aiuto regista è Ferzan Ozpetek. Ascoltando un’intervista a Francesco Nuti lui stesso aveva chiarito che la scena in cui lui incatena Carol Bouquet, in realtà fosse una metafora sull’uomo che non dovrebbe far quello. Nel film “Donne con le gonne” Nuti aveva 35 anni ed aveva cercato più volte di tirare fuori il suo lato femminile, il machismo non era di certo la cifra dei suoi film. Nuti ha inoltre prodotto un film diretto da Giovanni Veronesi: “Maramao”.

Alla telefonata che ha dato luogo all’intervista, Giovanni Veronesi mi ha risposto con un’inaspettata disponibilità. Come se stessi aprendo un minuscolo varco sul suo lutto, mi sono messa in ascolto di quella voce coraggiosa, forte e nitida che rivela la sua identità, indissolubilmente legata all’amico a cui sta per andare a dare l’ultimo saluto.

Teresa Sisto: Come per i grandi amori, anche le grandi amicizie della vita influiscono sulla nostra evoluzione, una grande amicizia aggiunge qualcosa, ci trasforma, c’è un prima di Nuti e un dopo Francesco Nuti nella sua vita?

Giovanni Veronesi: “L’amicizia con Francesco ha determinato che io sia qui a parlare con lei. Non sarei entrato dalla porta principale, sarei rimasto nel sottobosco come tanti artisti che sono bravi, ma che non hanno avuto la fortuna di incontrare Francesco Nuti sulla loro strada. Gli artisti, quando sono forti, sono consapevoli del proprio stato, non hanno paure di perdere niente e sono generosi verso gli altri, ne conosco due o tre al massimo che emergono dalla mediocrità”.

TS: Cosa ha aggiunto alla sua vita la storia della sua amicizia con Francesco Nuti?

GV: “Francesco mi ha insegnato tante cose sul lavoro, la comicità pratica che frequento da anni. Credo che la cosa più importante che ho appreso da lui è l’approccio al lavoro e alla vita. Lui era curioso, tanto curioso, talmente tanto che ha ficcato il naso in qualcosa che non doveva, mettendo a rischio sé stesso…”

TS: Un’amicizia genuina e profonda, preziosa tra due talentuosi uomini, che per un periodo hanno condiviso tanto, vivendo e lavorando assieme. Lo scriverebbe un film sulla vostra amicizia o la potrebbe ispirare per una storia sull’amicizia maschile?

GV: No, non credo, direttamente no. Sempre mascherato sotto il segno di un’altra storia”.

TS: Quali erano secondo lei i punti di forza di Francesco Nuti? Perché può ancora essere attuale ed attuale per sempre, guardando le sue fragilità che sono le stesse di tutti gli uomini e di tutti i tempi?  

GV: il tema dell’abbandono e dell’insicurezza che riusciva a mettere sotto forma di comicità, con leggerezza, tanto che non sempre è stata compresa dalla critica.  Questi due temi hanno rappresentato il filo conduttore di tutti i suoi film e che rivelavano, in realtà, quanto fosse stato profondo il suo disagio, il suo malessere. E lì la sua fortuna che gli ha consentito di fare dei capolavori e al contempo la sua maledizione”. Infatti, rivedendo i suoi film, faccio caso che in “Caruso Pascoski” Caruso veniva abbandonato da Giulia; In “Willy signori e vengo da lontano” vengono raccontate la solitudine di due fratelli; in “Tutta Colpa del Paradiso” Francesco Nuti interpreta la parte di un ex carcerato che aveva perso la paternità. In “Stregati” si aggirava solo tra le strade di Genova. Era come se la solitudine lo attraesse, ma scavando nei personaggi, Francesco Nuti ha dovuto fare i conti con i suoi fantasmi e con i suoi “nodi” in cui avrebbe dovuto avere l’aiuto di uno psicoanalista per uscirne indenne pagando, purtroppo con una grande depressione, il suo viaggio interiore.

TS: In un mondo rapido come quello di oggi in ogni contesto lavorativo i successi sono fluidi. Quando un disoccupato ha la sensazione di smettere di piacere ai recruiter, per esempio, ci si può perdere nelle proprie paure e non riuscire a rimettersi in gioco. Pensiamo alla cifra umana di quest’uomo: la storia di Francesco Nuti cosa può umanamente insegnare a tutti coloro che dopo un periodo di successo lavorativo si ritrovano improvvisamente senza lavoro o a vivere un momento di depressione?

GV: Questo non è un lavoro che può alienare, è uno stato di movimento dentro di sé.  Se un’artista non va in cerca di motivazioni rimane a secco. Facendo il manager sai che la società deve fare passi economici. In questo mestiere invece, sei completamente abbandonato a sé stesso, alle tue paure, alle tue storture della realtà che, alle volte, ti fanno diventare geniale come Francesco Nuti, altre volte ti fanno precipitare in un tunnel e diventi l’altro Francesco Nuti, l’artista “maledetto”, perso nella sua zona d’ombra. Francesco Nuti ha indagato nelle sue paure addentrandosi senza avere un sostegno da parte di uno psicoterapeuta, perdendosi.

TS: I dati emersi dalla seconda edizione della “Ricerca sulla povertà educativa in Italia” sono sconfortanti perché ci raccontano che il 76% dei piccoli non svolge alcuna attività ludico-creativa. Il 53% non è mai entrato in una sala cinematografica nell’ultimo anno, e il 43 per cento non ha a casa libri da leggere. Se i ragazzi non vanno a cinema smettono di sognare. Quale tra i film scritti con Nuti possono ispirare questi ragazzi?

GV: I ragazzi non leggono, non vanno al Cinema, vengono alienati dai social. Il cinema e l’arte ti dovrebbero aprire la mente, per correre via dalle prigioni delle piccole province, posti da cui scappare per magari tornarci in futuro. Non è facile, perché sono rimasti sprovvisti di risorse e sono ignorantissimi. Le nuove generazioni, la maggior parte di loro, rimangono immersi in vasche di ignoranza clamorose.

TS: Giovanni Veronesi, lei quale rammarico ha?

GV: Purtroppo, non ho fatto politica, anche se per me sarebbe stata una prigione. Se tornassi indietro farei il Presidente del Consiglio, è di sicuro più facile che fare il regista, un lavoro artistico in cui devi fare cose che possano piacere alla gente. Per avere una carica politica così importante basta promettere delle cose per farsi seguire dalla gente. Siamo stati truffati, io mi sento truffato dalla politica e da tutti i Presidenti del Consiglio che abbiamo avuto negli ultimi anni.

TS: Farebbe un film sulla vostra amicizia?

GV: Per fortuna ho vissuto 20 anni con Francesco Nuti, ho avuto una vita ricca di amicizie e amori, non farei un film sulla nostra amicizia, non vorrei sbatterlo in faccia al pubblico, sarebbe indelicato.

TS: Come possiamo legare i film fatti con Francesco Nuti alle giovani generazioni di oggi, potrebbero funzionare dei remake?

GV: Remake no, un film che ha 30 anni è giovane! Sbagliato fare remake, vengono peggio. Bisogna capire il coraggio di Nuti nel film: “Donne con le gonne” oggi non glielo farebbe fare nessuno, ripensando alla scena di lei legata al termosifone perché lui è geloso. Francesco sapeva dire cose graffianti e potenti in modo garbato, raffinato e con tempi comici. Bisogna guardare i film italiani del passato perché fanno parte del nostro back ground, della cultura italiana che ci portiamo dietro, anche quando ci allontaniamo e andiamo in Australia. Anche se un giovane di oggi pensa di essere un genio, perché non deve conoscere il passato? Faccio provini a molti giovani attori che ignorano il passato cinematografico italiano.

TS: Si può ripetere il miracolo Francesco Nuti oggi? Cosa serve ai giovani di oggi per fare cinema, possono avere accesso alla carriera cinematografica come regista o sceneggiatore senza avere una danarosa famiglia alle spalle che consenta di iscriversi ad una grande scuola di sceneggiatura o di regia? Servono Fondi? Pensiamo alla Toscana Film Commission, come per le altre regioni

GV: Non si tratta di un lavoro come quello di mio padre che faceva l’ingegnere per cui mi devo laureare per poter avere accesso a quella specifica professione. Non ci sono talenti nascosti, quelli medi, mediocri rimangono imboscati, non vengono fuori. Un corto oggi ha costi bassi, bassissimi se pensiamo che, con un telefonino di ultima generazione, puoi fare un film, quindi hanno gli strumenti per farlo. Invece cosa vedo fare? Non ci sono soggetti più fotografati degli scampi, questa cosa dei selfie è ignorante, perché vuol dire che davanti a quella cosa ci sono io. Bisognerebbe, invece, capire che il futuro è davanti a te, non dietro, tutta la vita sta davanti all’obiettivo.

TS: Serve la qualità dei rapporti umani, la generosità tra chi sta avendo successo e chi vuole esordire?

GV: Da soli non si può fare niente. Come un artista deve approcciare al mondo in una società come questa non sono io a dirlo.

Teresa Sisto

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