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21 Gennaio 2025
Arte e Spettacolo Rubriche

La Metamorfosi del Toro Di Picasso: Analisi di un capolavoro iconico

“A quattro anni dipingevo come Raffaello, però ci ho messo tutta una vita per imparare a dipingere come un bambino” Pablo Picasso.

Pablo Picasso, nasce a Malaga in Spagna nel 1881 ed è uno dei pittori più famosi ed influenti del XX secolo, lascia un’impronta indelebile nel mondo dell’arte con il suo grandissimo arsenale di opere. La fase della metamorfosi riguarda proprio il periodo del post guerra, dove probabilmente cerca di rompere le convenzioni artistiche del passato, cimentandosi alla ricerca di nuove modalità d’espressione. La fase cubista di Picasso dura circa dieci anni ed è un periodo di grande sperimentazione: il pittore si sente sempre più interessato alla semplificazione della forma, per raggiungere la purezza degli oggetti. Tra le sue creazioni più affascinanti ed iconiche emerge “La Metamorfosi del Toro”, divenuta così famosa perché il pittore unisce in un solo quadro genialità, tecnica e capacità di trasformare oggetti o in questo caso animali comuni in opere d’arte spettacolari. L’opera viene realizzata da Picasso nel 1945, periodo in cui l’artista sperimenta e rivisita oggetti ed animali nella propria arte. L’opera infatti è l’inizio di una lunga serie di dipinti in cui si scompone e ricompone la figura del toro, andando ad analizzare ed esplorare la metamorfosi (ovvero la trasformazione vera e propria di un essere o un oggetto dal suo aspetto esteriore, in cui però si mantiene inalterata l’identità). Ma veniamo alla scelta del soggetto del toro, quest’ultimo infatti simboleggia forza e potenza ma è anche il simbolo della cultura spagnola nelle corride. Nella parte iniziale del dipinto, disegna un toro riconoscibilissimo ma il pittore, già dalle figure, dopo inizia a destrutturarlo; man mano che ci si sposta al centro dell’opera, la figura del toro inizia sempre di più a disintegrarsi, attraverso la spezzettatura vera e propria, in forme geometriche fino ad arrivare alla fine dell’opera con una rappresentazione del toro completamente astratta. Non rimane quasi più nulla della forma originale, le linee si trasformano in triangoli e linee curve. L’ultima fase è quella che rappresenta al meglio la metamorfosi vera e propria.

La tecnica infallibile di Picasso è la seguente: di fatti studia la fisicità dell’animale; definisce bene le forme; scompone le sue parte anatomiche in forme geometriche perfette e poi riduce i particolari dell’animale in essenziali tratti a matita. Si potrebbe dire che l’artista finisce l’opera dove avrebbe dovuto iniziarla. Per comprendere a pieno Picasso si può fare il seguente esempio dell‘uovo: che cosa si invidia ad un bambino? La purezza. E cos’è la purezza? Semplificazione. Questo voleva raggiungere Picasso; forme pure, attraverso l’eliminazione del particolare. Quando uno inizia un ritratto e cerca di procedere con le eliminazioni per trovare la purezza, finisce inevitabilmente con un uovo. Il “Toro numero 10”, ovvero l’ultimo toro dell’opera, è proprio quell’uovo, forma embrionale e sintesi essenziale. Il significato della purezza per Picasso era molto importante, tanto che utilizzava anche materiali basici come carta e matita alla ricerca costante dell’essenziale, rendendo la sua arte diretta ed espressiva, eliminando tutti gli elementi superflui e futili. L’opera della metamorfosi è stata spesso ridicolizzata e ritenuta troppo semplice tanto da paragonarla ad un disegno che riuscirebbe a fare anche un bambino quando, in realtà, Picasso non avrebbe fatto altro che cogliere questa critica come un complimento affermando: Tutti i bambini sono artisti nati, il difficile è rimanere tali da adulti.

Eleonora Vicari

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