Pier lo scrittore era ormai disoccupato da tanti anni, passava le sue giornate tra un lavoro precario e l’altro senza smettere mai i suoi studi sulla letteratura e le arti visive.
Si era trasferito già da diverso tempo nel quartiere di Castro Pretorio in via Vicenza e lì aveva scoperto un altro mondo.
La sua scrittura e il modo di vedere l’arte stavano in continua fermentazione creativa in una continua metamorfosi. Un continuo viaggio metropolitano che lui faceva per le vie del quartiere di San Lorenzo.
Tutto riporta al viaggio per le vie di San Lorenzo: La Città Universitaria, il cimitero del Verano, la metropolitana, il treno, i ricordi della guerra del passato e quella del presente.
I micidiali colpi della disoccupazione non lo avevano demolito ma avevano rafforzato di più in lui la voglia di andare avanti e di trovare dentro sé stesso e nella fede la voglia di andare oltre.
L’arrivo del Giubileo lo riportava al 2000 e al Papa Giovanni Paolo II.
Erano stati dei bei tempi quelli, pieni di vita e di energia.
Ricordava andando in pellegrinaggio da una chiesa all’altra tutti gli insegnamenti spirituali che lo avevano portato a trovare nella scrittura la luce della sua creatività.
Erano anni spensierati dove si passava molto più tempo insieme agli altri e c’era un’atmosfera più pacifica.
Pier pensava a tutto questo mentre se ne stava sul suo balcone a vedere le insegne luminose e colorate degli alberghi.
L’Hotel delle rose spiccava in tutta la sua solennità ed eleganza in via dei Mille. Turisti e turiste americani, inglesi, tedeschi, francesi, cinesi passavano in continuazione nella via. Sembrava di essere nel bel mezzo di una location cinematografica internazionale.
Davanti ai suoi occhi sfilava il mondo. Ora il suo sguardo si dirigeva verso l’Hotel Astoria Golden Gate che si trovava sulla parte sinistra del suo balcone.
Sotto di lui c’era un appartamento dell’Hotel situato al piano terra con un tavolino e delle sedie con 2 ragazze molto eleganti e carine che stavano conversando fra loro. Una di loro era una moretta un po’ curvy con una gonna e un vestito di colore scuro macchiettato di colori vivaci che fumava una sigaretta elettronica.
L’altra era un po’ cicciottella e con un vestito e una gonna bianchi. Pier fece un cenno di saluto con la mano alle due ragazze e loro risposero con un sorriso amichevole e cordiale.
La distanza che intercorreva fra le ragazze e il balcone di Pier non era notevole.
I tre iniziarono a parlare fra loro e a fare amicizia. Una conversazione dal balcone come ai vecchi tempi!
Pier aveva iniziato a simpatizzare molto con la ragazza moretta che si chiamava Jessica ed era una studentessa di architettura dell’Università di Sidney.
Fra i due c’era come uno sguardo magnetico che li legava l’un l’altro come se si fossero conosciuti da sempre. Lei era molto affascinata da lui perché apprezzava molto il suo amore e la sua dedizione nel portare avanti lo spirito delle arti contemporanee amava la musicalità della sua voce e la sua finezza. Anche lei era una ragazza molto speciale, elegante, attraente e allo stesso tempo molto simpatica.
Era come se il suo pensiero dell’architettura abbracciasse le arti di cui lui parlava in un dialogo intellettuale prolifico e pieno di amore. In quel dialogo era come se Pier e Jessica si fossero presi per mano.
Alla fine i due si erano dati appuntamento allo Yellow Bar famoso locale giovanile di via Palestro. Un locale dove si respira sempre aria di eterna giovinezza frequentato da ventenni provenienti da ogni parte del mondo.
Pier e Jessica si guardavano negli occhi senza lasciarsi mai.
Mangiavano insieme con amore il panino Capri con pomodoro mozzarella e salsa di basilico, una squisitezza!
Tra una partita a biliardino e a beer pong era nato un feeling.
I due danzavano al ritmo delle musiche dei Datura che il DJ aveva messo. Pier e Jessica danzavano e sognavano verso una nuova vita.
Piermarco Parracciani