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11 Ottobre 2024
Cucina Rubriche

Aprile è una promessa

“Fai ciò che ami, ama ciò che fai e mantieni più di quanto hai promesso”. Harvey B. Mackay

“Non faccio promesse che non posso mantenere”, sembra una frase intrisa di pessimismo ma in realtà contiene un profondo significato di speranza e verità.

È capitato a tutti di non mantenere delle promesse anche importanti e la parola data è rimasta tale perché non si è riusciti a metterla in pratica.

Il valore del rispetto di una promessa è una speranza e quindi, meglio dire la verità piuttosto che formulare promesse irrealizzabili.

Cerchiamo piuttosto di fare dei gesti, anche singoli, che lascino un segno vero nei confronti di noi stessi e del prossimo.

Parto dalle cose semplici (apparentemente) e mi chiedo: “c’è qualcuno o qualcosa che mantiene sempre una promessa?”

Riesco a darmi una sola risposta ed è: “la Natura”.

Tutti gli elementi che compongono il nostro universo continuano costantemente a mantenere un ordine divino ed è così che la terra non smette di girare, il sole di sorgere ogni giorno, la luna fa lo stesso, le stelle di accendersi ogni notte, i fiumi di scorrere perennemente, gli alberi di produrre fiori e frutti; per incanto la promessa della vita viene mantenuta ogni giorno ed è la Natura a dimostrarcelo.

Penso sia sempre importante fare a noi stessi una promessa che abbia la forza della roccia nella tempesta o del sole capace di splendere oltre le nubi, questo senz’altro sarà il giusto modo di manifestare ciò che siamo ed investire il nostro tempo con determinazione, convinzione e fiducia; quindi ogni mattina guardando l’orizzonte all’alba se il sole manterrà la sua promessa, noi manterremo la nostra…

Quando rifletto sulle meraviglie che ci circondano e che mantengono così tante promesse penso alla bellezza dei fiumi che scorrono, alle loro acque limpide, fredde, ai sassi che si intravedono sul fondo, agli esseri viventi che che hanno lì la loro casa, che bello!

Ed ecco un ricordo meraviglioso che riaffiora in me….

Quando ero bambina andavo sempre a Sant’Elia località sulle Madonie dove mio nonno aveva una proprietà attraversata da un piccolo fiume bellissimo, che aveva persino delle cascate; li ho bevuto l’acqua, fatto il bagno, preso il sole sul prato che lo costeggiava.

Non ci torno da circa quarant’anni ma ancora oggi, la sensazione evocata da quei momenti mi fa sorridere e mi sa tanto di una promessa a me stessa: volere tornare lì.

Ho ancora delle foto del fiume che condividerò in questo spazio per ringraziare e condividere un meraviglioso spettacolo naturalistico con voi.

L’acqua è la prima matrice di vita ed ha consentito lo sviluppo delle popolazioni ed il percorso dei fiumi è fondamentale per qualunque costruzione della vita.

Il fiume in questione di cui vi ho parlato è l’Alto Salso o Acquamara: nasce a nord est di Petralia Soprana sulle Madonie, attraversando giacimenti di sale, acquisisce la caratteristica sapidità cui deve il nome di Salso.

A poca distanza dalle sue sorgenti, il fiume si mescola con il sale che affiora dalla salgemma di Raffo.

L’affluente che scende da Petralia Soprana nella contrada di Sant’Elia forma una piccola cascata.

Nel tratto di fiume tra le frazioni di Salinella e Serradama si forma un laghetto naturale chiamato localmente “gibbiuni”(grande gebbia).

Seguendo verso sud il percorso del Salso prima che raggiunga il fiume Imera incrocia le “gole del cigno”, zone di particolare bellezza naturalistica dove si trova una sorgente di acqua sulfurea; questi luoghi, di interesse archeologico furono insediamento di popolazioni antiche prima ancora dell’occupazione greca. Oggi, in cucina desidero omaggiare sia queste zone che i miei ricordi con una ricetta a base di un’erba spontanea che oltre ad essere buonissima (a mio gusto) è anche molto bella: la borragine.

È una pianta erbacea perenne che cresce allo stato selvatico in tutta l’Italia mediterranea e se ne fa un notevole utilizzo in cucina (famosi in Liguria i ravioli ripieni di borragine).

Della borragine si usano sia le foglie, che ricordano un po’ il sapore del cetriolo, che i suoi fiori; questi ultimi di un bel colore tra il blu ed il viola, sono fiori eduli che possono colorare e decorare i nostri piatti o essere essiccati ed utilizzati in te o tisane.

Intrisa di proprietà benefiche ricca soprattutto di omega6, favorisce il metabolismo, purifica la pelle, aiuta le funzionalità articolari, oggi la utilizzeremo per una ricetta super “bucolica: “i burger di borragine”.

Semplici da preparare, saporiti e gustosi, perfetti anche come secondo piatto, si possono mangiare sia caldi che freddi oppure con essi si potrebbero farcire dei panini ed andare a fare un picnic con amici magari sulle sponde di un bel fiume ed accompagnati da una buona birra fredda all’insegna della bella stagione che sta per arrivare. Cucinate sempre come me, con amore ed un pizzico di “Green”.

Burger di borragine

Ingredienti per 4 persone

150 gr foglie pulite di borragine
150 gr patate gialle
20 gr parmigiano grattugiato
10 gr pangrattato
1 uovo
Olio extravergine di oliva
Sale e pepe

Procedimento

Lavare bene le foglie di borragine e cuocerle a vapore per preservarne le loro proprietà benefiche. Scolarle bene ed appena saranno asciutte tagliarle finemente a coltello.

Cuocere a vapore per 20 minuti circa anche le patate sbucciate; trasferirle in una ciotola, salarle e schiacciarle con una forchetta.

A questo punto, aggiungere alla purea tutti gli altri ingredienti: la borragine, il formaggio, l’uovo leggermente sbattuto, il pangrattato, il sale ed il pepe a piacere;

con le mani formare delle polpette, schiacciarle tra le mani e posizionarle in un vassoio.

Ungere leggermente una padella e non appena sarà calda cuocere i burger 2 minuti circa per lato.

Una volta pronti servirli caldi o freddi o dentro dei panini, accompagnati come detto prima con una buona bottiglia di birra fredda.

Giorgia Neglia

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