Nato e cresciuto a Roma, formatosi in teatro, curioso e studioso di tutto ciò che riguarda questo mondo artistico fatto di “maschere e simbologia”, Ludovico Nolfi ha alle spalle diverse esperienze come attore, regista e insegnante. Affiancando il pensiero del filosofo greco Socrate, secondo cui “La vita è una rappresentazione teatrale”, sceglie di dedicare la sua vita al teatro, considerato una forma d’arte più vera e diretta nei confronti del pubblico. Dopo diverse esperienze in Italia, all’età di 50 anni, sceglie di trasferirsi nel Regno Unito, dove la sua vita prende una nuova strada. È infatti l’Università di Cambridge ad accogliere a braccia aperte il suo talento. Ludovico si presenta proponendo, attraverso corsi e progetti, l’insegnamento di tecniche e saperi tipici del teatro italiano riproponendo i “mostri sacri” contemporanei quali Petrolini, Fo, Pirandello, solo per citarne alcuni. Nonostante l’immediato successo, non abbandona l’attività teatrale e continua il suo lavoro con gli spettacoli in diversi teatri nazionali e non. Ludovico è un esempio della creatività artistica tipica italiana. Ma conosciamolo meglio.
Parlaci un po’ di te.
Sono un attore, regista e formatore teatrale in Italia e all’estero. Ho studiato recitazione alla Scuola del Teatro Azione di Roma diretta da Isabella Del Bianco e Cristiano Censi proseguendo poi la mia personale ricerca artistica attraverso i Traning Professionali diretti da Dominique De Fazio, insegnante e membro a vita dell’Actors Studio di New York, e le Master Class tenute da Eugenio Barba regista e teorico teatrale, fondatore dell’Odin Teatret. Ho fondato le compagnie teatrali Progetto Attore in Roma e Ars in Fieri in Cambridge (UK). Ho lavorato e tuttora collaboro con molti teatri ed istituzioni, nazionali ed esteri.
Negli ultimi nove anni, in collaborazione con l’Università di Cambridge ho diretto diverse opere di autori italiani come Luigi Pirandello, Eduardo De Filippo, Pier Paolo Pasolini, Niccolò Machiavelli ed altri. Conduco Workshop Teatrali in UK ed in Italia, concentrandomi in particolare sul lavoro dell’attore ed il suo rapporto empatico con il pubblico. Lavoro costantemente a nuovi progetti, sempre ispirato da una ricerca artistica nel teatro come un mezzo per guardare la vita mettendone in scena la sua umanità e bellezza.
Quando e come nasce la tua passione per la recitazione e il teatro?
Sicuramente le recite scolastiche sono state per me una bella luce su questo percorso. Poi ricordo, avevo credo 16 anni, mio nonno mi regalò “Così è se vi pare” di Pirandello, la cui lettura mi rapì completamente. Da lì iniziai a divorare testi teatrali di ogni tipo, grandi capolavori e testi minori. I dialoghi mi affascinavano, potevo immaginarmi i personaggi muoversi e agire come nella vita reale, anzi più che nella vita reale. Quando poi cominciai a frequentare i teatri come spettatore fu una vera e propria folgorazione, da un lato per il fascino fisico che su di me esercitava il luogo stesso del teatro e, dall’altro, perché mi resi conto dell’assoluto potere che hanno l’attore ed il regista nel mettere in scena il testo scritto.
Che cosa ti emoziona di più del tuo lavoro?
Il contatto con il pubblico. Senza ombra di dubbio. L’evento teatrale è qualcosa di assolutamente magico. Poetico e prosaico allo stesso tempo. La sacralità del teatro, viene continuamente profanata dalla recitazione unica ed irripetibile dell’attore, dalla visione manipolatoria del regista e soprattutto dall’ascolto e dall’atteggiamento più o meno empatico del pubblico in sala. È un momento di creazione artistica di breve durata e che una volta raggiunto il suo apice si cancella per sempre. Ma per poi rinnovarsi alla successiva replica.
Qual è lo spettacolo più entusiasmante in cui hai recitato o vorresti recitare?
Sempre il prossimo che farò. Ogni volta è una nuova emozione. In ogni caso, a questo punto della mia ricerca artistica sarei attratto dal recitare “Memorie dal sottosuolo” di Dostoevskij.
Quale differenza hai riscontrato fra il mondo del lavoro in Italia e quello in UK?
Sono tantissime le differenze in questo senso. Fra le più tante mi viene in mente che in UK non sono interessati a a chi sei tu o a “chi ti manda” ma a COSA proponi e COME lo sai fare. Ti mettono subito alla prova. Se sei bravo e lavori sodo vai avanti, altrimenti ti mettono alla porta in 5 minuti. Gli inglesi in generale vivono di lavoro. E non è detto che sia un pregio. Certo a noi tutti aiuta concentrarsi sul lavoro però a volte mi manca quello stemperare la tensione magari facendo una battuta estemporanea o con un momento di distrazione. Quando mi capita mi guardano tutti come un alieno. Loro allentano la tensione solo quando finiscono e vanno al pub. Non è un luogo comune, è proprio così .
In UK, almeno nella mia esperienza, il lavoro viene sempre pagato. In Italia possono chiederti di lavorare per un periodo gratis cosi “fai esperienza” e per noi è quasi normale accettarlo. In UK è improponibile. Poi quanto viene pagato dipende ovviamente dal tuo grado di competenza.
Detto ciò, devo dire che, almeno nel mio campo di lavoro – ma credo in quasi tutti gli ambiti- gli italiani portano un quid di creatività e eccentricità che gli inglesi apprezzano ed amano molto. Loro sono un popolo strutturato e organizzato e la nostra attitudine tutta italica a rompere gli schemi li attrae e li affascina decisamente.
Come viene percepito il teatro italiano all’estero?
L’Italia, ovunque tu vada, è innanzitutto sinonimo di cultura, e portare il teatro Italiano all’estero per me è davvero un onore oltre che un piacere. Inoltre, quando gli stranieri vengono ad ascoltare la “bella lingua” sono come rapiti. Mi ricordo una sera, terminata una delle repliche de “Il berretto a sonagli” di Pirandello a Cambridge, venne da me una spettatrice inglese che pur non conoscendo la lingua italiana, mi disse che non solo era riuscita a seguire lo spettacolo grazie alla vivace recitazione sul palco, ma che soprattutto era rimasta estasiata dall’ascolto del suono e della musicalità della parola italiana. Mi disse che per lei fu come sentire una lunga opera cantata che le aveva toccato il cuore. Mi disse proprio così.
Cosa consiglieresti a chi ha la tua stessa passione?
Di seguirla. Sempre e comunque. Se è una vera passione ti riscalderà anche nei freddi inverni. Mi piace ricordare ciò che disse il grande Eduardo: “Il teatro per me è stata tutta una vita di sacrifici e gelo. Così è fatto il teatro. Ma il cuore ha tremato sempre, tutte le sere!”
Annalisa Iaconantonio