Conosciuta tramite un noto programma televisivo, la protagonista di questa intervista è una donna dinamica e divertente, capace di mettersi in gioco e di raggiungere con successo i propri obiettivi. Venite, dunque, con me a conoscere Judith Sisa.
Parlaci un po’ di te
Nata e cresciuta a Milano, dopo gli studi di fotografia allo IED – Istituto europeo design ho iniziato a lavorare come producer nelle agenzie pubblicitarie. Nel 2013 ho deciso di cambiare completamente vita e mi sono trasferita in Israele, a Tel Aviv città alla quale sono particolarmente legata essendo ebrea e nella quale avevo fatto già uno scambio di sei mesi nel periodo degli studi allo IED.
Dove vivi attualmente e perché hai scelto proprio questo Paese?
Quando ho deciso di cambiare luogo in cui vivere avevo diverse opzioni. Essendo, in parte, francese avrei potuto tranquillamente trasferirmi a Parigi. Ho scelto, invece, Tel Aviv perché la società israeliana ha un’impostazione inclusiva poiché vi si riversa gente proveniente da tutto il mondo ed è molto propensa al sostegno, all’incoraggiamento affinché ognuno trovi la sua strada e si realizzi. Gli israeliani sono un popolo schietto e diretto ma di gran cuore. Sapevo, perciò, che non mi sarei mai sentita sola.
Di cosa ti occupi nello specifico?
Porto gli italiani a conoscere la “mia nuova casa”. Ho una società dì tour operator “Secret garden – tours & travel” che si occupa principalmente dì organizzare viaggi per gruppi dì italiani che vogliono visitare Tel Aviv.
Cosa ti emoziona più del tuo lavoro?
Amo quel che faccio e ciò si riflette sul mio lavoro. Insieme al mio team cerchiamo di far vivere un’esperienza a tutto tondo. Facendo visitare non solo le principali attrazioni presenti ma, anche, mixandole con delle vere esperienze da veri “locals”.
Raccontaci una tua giornata tipo
La mia giornata tipo è composta da ritmi molto tranquilli essendo a capo della mia azienda. Approfitto dell’ora di fuso orario con l’Italia per iniziare con calma e andare in agenzia per studiare e programmare tutto ciò che è necessario. Finito il lavoro mi dedico alla mia vita fatta di cose belle e amici.
Quale differenza, secondo te, c’è tra lavorare in Italia e in Israele?
La sensazione che avevo in Italia è che non sarebbe cambiato mai nulla. Lavoravo tanto per avere poco indietro e non si intravedevano grandi prospettive. Qui, appena arrivata, ho dovuto rimboccarmi le maniche e ricominciare da zero. Ho fatto diversi anni in un’agenzia viaggi per imparare il mestiere. Ho lavorato duramente. Ma tutto ciò è stato ripagato. In un anno sono cresciuta professionalmente come mai avrei pensato. Nulla viene regalato, c’è tanta competitività ma la meritocrazia è un valore molto importante e viene rispettato. Qui le nuove idee vengono abbracciate con positività e appoggiate affinché si realizzino concretamente.
Cosa ti manca della tua vita in Italia?
La mia vita in Italia io ho continuato ad averla perché ho la mia famiglia e gli amici di una vita. Ci torno spesso, il che mi permette di mantenere contatti e abitudini. Dell’Italia mi mancano, però, i nostri grandi supermercati che a Tel Aviv non sono presenti.
La situazione attuale in Israele sta tenendo col fiato sorpreso tutto il mondo. Un tuo pensiero a riguardo?
La situazione attuale è terribile!!! Sono molto fortunata a non essere stata lì, ma a Milano, in quel momento. Vivendo a Tel Aviv, siamo “abituati” quasi a vedere passare missili ma non vi era mai stato un attacco così diretto e di una barbarie inaudita. L’intero Paese è sotto shock, regna un’atmosfera macabra. Essendo cresciuta ed essendo parte attiva della comunità ebraica e sostenitrice della nostra cultura mi fa male vedere quello che sta accadendo nel mondo. Trovo assurdo che, in questo momento, a Milano come in altre grandi città, una persona ebrea debba avere paura di essere identificata come tale e sia costretta a nascondere i propri simboli. Trovo che con tutto ciò l’umanità abbia fatto un passo indietro.
Cosa consiglieresti ai giovani che hanno voglia di mettersi in gioco e vorrebbero seguire il tuo stesso percorso?
Di buttarsi ma di scegliere bene e di circondarsi di persone o infrastrutture capaci di sostenerli e guidarli.
Progetti per il futuro?
Per ora sono a Milano e mi sto godendo il mio bimbo nato da pochissimo e che ho fatto da sola con un donatore (pratica che in Israele è consentita da tantissimi anni ormai). Spero di poter tornare presto a Tel Aviv e di riuscire a riprendere in mano tutto il mio lavoro. Lo stato ci supporta tanto e quindi mi sento serena a riguardo. Per tutto il resto vedremo step by step. La mia idea di futuro è non pensare troppo al futuro.
Annalisa Iaconantonio