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16 Giugno 2025
L'effetto della musica, quando il suono parla alla mente
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L’effetto della musica, quando il suono parla alla mente

“La musica è il linguaggio delle emozioni”, scriveva Immanuel Kant. E aveva ragione. Ogni nota che ascoltiamo può scuoterci, calmarci, farci piangere o esultare. Ma perché la musica riesce a colpire così profondamente la nostra psiche?

C’è musica in tutto, se sai come trovarla (Terry Pratchett)

La musica è ovunque: nei negozi, in auto, negli spot pubblicitari e anche nella natura. Costantemente, nella nostra vita, abbiamo una sorta di colonna sonora che ci accompagna e influenza il nostro comportamento: alcuni suoni possono spingere ad esempio ad affrettare il passo, altri a rallentare e goderci il momento. Quando ascoltiamo musica, il nostro cervello non si limita a “sentire”: elabora, associa, reagisce. Numerosi studi di neuroimaging mostrano che l’ascolto musicale attiva il sistema limbico, sede delle emozioni, e in particolare l’amigdala (che gestisce le risposte emotive) e la corteccia prefrontale (coinvolta nei processi decisionali ed empatici). In presenza di un brano piacevole, il cervello produce neurotrasmettitori come la dopamina (piacere e morivazione) e l’endorfina (analgesica), attivando il nucleus accumbens, coinvolto nei processi di ricompensa, apprendimento, regolazione dell’umore e influenza le modalità di interazione sociale.

La musica è la voce dell’anima, e la nostra anima è chi siamo veramente (Platone)

La musica non è solo un passatempo: è un grande alleato psicologico. Agisce sul cervello, influenza le emozioni, sostiene l’identità personale e modula il comportamento quotidiano.
La musica accompagna la costruzione dell’identità personale, agendo come un potente strumento attraverso cui esprimere, riflettere e trasformare chi siamo. In ogni fase della vita, attraverso di essa esploriamo e definiamo i nostri sentimenti, veicoliamo valori, esperienze e relazioni, contribuendo a forgiare la nostra personalità.
I gusti musicali diventano un modo per definirsi, esplorare emozioni, sentirsi parte di un gruppo. Il rock, il rap, la musica classica o elettronica non sono solo suoni: rappresentano valori, emozioni, modi di stare al mondo. Diversi studi psicologici hanno dimostrato che i gusti musicali possono riflettere tratti della personalità, come apertura mentale, empatia o sicurezza di sé.

La vera musica, che sa far ridere e all’improvviso ti aiuta a piangere… (Paolo Conte)

Uno degli effetti più evidenti della musica è la sua capacità di modificare il nostro stato d’animo. Un brano lento e malinconico può far emergere tristezza, mentre uno ritmato e in tonalità maggiore può generare energia e ottimismo. Ma essa non è solo uno specchio delle emozioni: è anche uno strumento per regolarle; possiamo ad esempio ascoltarla per rilassarci dopo una giornata stressante, o per caricarsi prima di una competizione, utilizzandola come vero e proprio “strumento terapeutico”.

Ciò che non si può dire e ciò che non si può tacere, la musica lo esprime (Victor Hugo)

In ambito clinico, la musicoterapia è sempre più usata per trattare disturbi d’ansia, depressione, stress post-traumatico e perfino il declino cognitivo nell’Alzheimer. In questi contesti, la musica diventa una forma di linguaggio alternativo per comunicare emozioni difficili da esprimere a parole. Alcuni studi hanno dimostrato un netto miglioramento nella neuroplasticità in pazienti con lesioni cerebrali, collegato ad un aumento nel volume della materia grigia in aeree come il nucleo caudato e il cervelletto. Uno studio condotto presso la University of Helsinki ha esaminato gli effetti dell’ascolto di musica e audiolibri sul recupero cognitivo di pazienti post-ictus. I risultati hanno mostrato che l’ascolto quotidiano di musica ha facilitato il recupero della memoria verbale, stimolato la capacità di concentrarsi e migliorato l’umore, rispetto ai pazienti che non hanno ricevuto stimoli uditivi. I risultati hanno mostrato che l’ascolto quotidiano di musica ha facilitato il recupero della memoria verbale, stimolato la capacità di concentrarsi e migliorato l’umore, rispetto ai pazienti che non hanno ricevuto stimoli uditivi.

La terra ha musica per coloro che ascoltano (William Shakespeare)

In un mondo sempre più frenetico e rumoroso, la musica rappresenta un ponte tra il nostro mondo interiore e quello esterno, un linguaggio universale che lega ogni forma di vita, umana o animale. Difatti anche i nostri amici a quattro zampe, sebbene non “ascoltino” la musica come gli umani, sono sensibili al ritmo, alla frequenza e alla struttura sonora. La musica classica, ad esempio, favorisce il rilassamento e l’abbassamento dei livelli di stress dei cani nei rifugi o l’aumento di produzione di latte nelle mucche; la musica rock o metal potrebbe, al contrario, agitarli. I gatti, invece, prediligono la musica composta appositamente per loro (“cat music”) che rispecchia la frequenza delle fusa o il ritmo del loro battito cardiaco.

In conclusione, non serve essere musicisti per trarre beneficio dalla musica: ogni melodia può produrre una carezza sonora capace di riequilibrare la mente e accendere nuove connessioni nel nostro cervello.

Giulia Furnari

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