Cosa è il fitness? L’etimologia del termine come punto di partenza di certo non guasta ed allora… Wikipedia docet: “Il termine fitness deriva dall’inglese to FIT (essere adatto) e viene tradotto in lingua italiana con il termine “idoneità“, nel senso di preparazione fisica e stato di forma fisica.
Prima della rivoluzione industriale, il fitness era definito come la capacità di svolgere le attività della giornata senza eccessivo affaticamento o letargia. Tuttavia, con l’automazione ed i cambiamenti negli stili di vita, la forma fisica è ora considerata una misura della capacità del corpo di funzionare in modo efficiente ed efficace nelle attività lavorative e ricreative, di essere in buona salute, di resistere alle malattie ipocinetiche e di far fronte a situazioni di emergenza.
Un programma di fitness completo su misura per un individuo, in genere, si concentra su una o più abilità specifiche e sull’età o sui bisogni legati alla salute come il benessere delle ossa. Molte fonti citano anche la salute mentale, sociale ed emotiva, come una parte importante della forma fisica generale.
Allora forse e sottolineo forse, il fitness con questa accezione etimologica non diventa più un’entità sconosciuta, il cerbero mitologico custode della stanchezza e del tedio dal quale fuggire a “gambe” levate, ma non rappresenta altro che il nostro voler stare bene ed in salute, la nostra capacità di prendersi cura di noi stessi con sottofondo musicale della canzone di Franco Battiato…
Mi ritengo fortunata di aver conosciuto sin dai primi vagiti lo sport, probabilmente perché mio padre è stato un ex calciatore professionista, o forse lo devo astrologicamente al mio anno di nascita il 1982, quando la culla, a pochi mesi, mi è stata tappezzata dei colori del nostro Paese per la vincita dei mondiali o, semplicemente, quando durante il mio percorso di crescita mi sono imbattuta nei saggi sportivi scolastici, quelli che, psicologicamente parlando, hanno generato mostri adolescenziali ma anche tanti occhi lucidi di padri che consumavano rullini di lacrime fotografiche dinanzi a sua maestà, il tutù rosa delle proprie principesse.
Tutto è cambiato generazionalmente parlando, oggi lo sport per molti bambini è adoperare un peso minimo come un joystick per imbattersi in un mondo parallelo, o indossare la tuta per poltrire in casa, gli stessi a cui se nomini il termine “palestra” sono convinti che si tratti di un luogo di perdizione da cui tenersi ben lontani.
Poi ci sono alcuni genitori, quelli fitness addicted senza distinzione di sesso, gli stessi che privano ai propri figli di stare sui social ma che, in fondo, sono i primi a postare la foto con un manubrio in mano per compiacere il proprio “ego” o, semmai, ricevere l’approvazione di un like, magari dal collega di lavoro, che osserva attentamente la vita degli altri senza mai soffermarsi sulla propria.
Cosa è quindi questo fitness? Io mi sento con convinzione e maturità oggi di rispondere con la mia esperienza personale, che non è nulla di tutto questo se viene definito Body Building.
Lo so che alcuni di voi staranno storcendo il naso, perché per loro questo sport non è fitness, perché i 3 giorni canonici dentro una palestra, una scheda di allenamento con max 30 min di cardio ed una sana alimentazione di ricette FIT prese da Instagram, rappresentano l’essere umano comune rispetto ai poderosi Ronnie Coleman ed Arnold Schwarzenegger, geneticamente modificati da anabolizzanti, albume e petto di pollo o riso scondito o, peggio ancora, si rivanga il solito stereotipo che la donna se si muscolarizza troppo, perde la propria femminilità.
Per me questo è uno sport che, come tanti altri, ha tutto il diritto ed il dovere di essere definito fitness, ma e sottolineo ma, con delle prerogative ben diverse dal semplice “essere in forma”.
Quando, nel 2017, ho deciso di intraprendere questo sport, provenivo dai classici corsi di sala, con uno spiccato interesse verso le arti marziali poi, un giorno necessariamente come una sfida con me stessa, ho cambiato palestra, ho cambiato il mio modo di vedere le cose, ho cambiato il mio senso di responsabilità verso il mio corpo ed il mio benessere, semplicemente come ogni donna decide di andare dal parrucchiere e taglia i capelli. Io stavo cambiando, inconsciamente, la mia vita e le mie abitudini.
Non ero pronta, non ero approcciata agli attrezzi, ma sapevo che potevo e dovevo farlo ed in quello stesso istante ho chiuso la porta dell’ufficio ed ho aperto la portiera dell’auto inserendo il borsone, perché laddove si entra con lo spirito giusto in una palestra e raggiungi la consapevolezza di entrarci soltanto con una borraccia d’acqua ed un paio di cuffie condividendo te stesso, allora è proprio in quell’esatto istante che il superfluo si annulla e resta solo la concretezza dell’allenamento.
Qualche campione di Body Building narra che questo sport è disciplina, è costanza, è sacrificio, è sfida con noi stessi e con i nostri limiti, che è capacità di adattamento ed incapacità di stasi fisica ed è tanto altro ancora. Del resto, come dare torto ai maestri della ghisa che mi hanno trasmesso quello che io sto provando ad enucleare fra queste righe?
Con il passare del tempo ho compreso, in quella sala, quanto degli emeriti sconosciuti potessero diventare la tua più grande famiglia sportiva, quanto in un’ora di sudore e contrazione muscolare, io potessi sentirmi realmente capace di raggiungere degli obiettivi fisici, quanto in un solo istante si possa razionalizzare di essere così fragile e debole da voler assolutamente ricominciare ad essere più forte.
Nel corso degli anni sono stata seguita da svariati professionisti del settore, ho voluto studiare, migliorare, approfondire con loro tecniche specifiche e, sommessamente, ho ascoltato il mio corpo quando, in fase pandemica, ha avuto paura di accettare che tutto questo stato di benessere potesse essere compromesso da agenti esterni.
Ho pensato, a volte, di mollare tutto ed ho gioito, ringraziando chi mi ha urlato di non farlo, fino a sentirmi in un giorno qualunque parte di un nuovo obiettivo…come la preparazione di una gara a livello agonistico.
Ed oggi, a distanza di quando ho iniziato, posso semplicemente essere portatore sano di un messaggio… lasciate stare le frasi motivazionali del tipo “lo Sport è vita” ma, semplicemente, fate un regalo a voi stessi in tante forme ed inserite la parola fitness nel passeggiare all’aria aperta con il sole negli occhi e quel piacevole vento che spettina i vostri capelli, fate fitness nell’accompagnare i vostri figli a scuola in bici e divertirvi in maniera fanciullesca a chi arriva prima al traguardo dell’entrata, ed ancora tanto altro fitness nello spingere un carrello della spesa o rincorrere un autobus per arrivare in orario sul posto di lavoro… ed allora sarete pronti ad accettare il fatto che non tutto il fitness viene per nuocere!!!
Nadia Troiano