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11 Ottobre 2024
Salute

Cosmetici, come leggere correttamente le etichette

La scelta del cosmetico giusto non è affatto semplice. Ci si deve destreggiare tra le esigenze della nostra pelle e la convenienza economica. Il tema trattato nell’Esodo n. 16 (marzo 2022) “Cosa si cela nel make-Up” ci ha indicato che, a prescindere dalle ragioni estetiche, la cosa più importante da valutare per l’acquisto è la composizione degli ingredienti. Ingredienti che si trovano elencati in etichetta, il cui requisito principale è quello di informare il consumatore sulle caratteristiche del prodotto. Questo perché un cosmetico può contenere, per legge, ingredienti potenzialmente pericolosi per la nostra salute ma entro certi limiti considerati “accettabili”.
Per non farci fuorviare da pubblicità ingannevoli e orientarci verso una scelta consapevole, dobbiamo saper leggere l’INCI (International Nomenclature of Cosmetic Ingredients). L’INCI è un Codice che viene utilizzato a livello internazionale, per specificare tutti gli ingredienti utilizzati in un prodotto della cosmesi. Esso permette di analizzare il vero contenuto del prodotto rivelandone qualità e natura.
L’adozione del codice INCI, unico per tutti i Paesi della UE e impiegato anche in altri Paesi come USA, Canada, Russia, Brasile e Sudafrica, è stata introdotta il 1 gennaio 1997 dalla Commissione Europea al fine di fornire un’ulteriore tutela al consumatore. In questo modo, in qualunque Paese d’Europa (e non solo) ci si trovi, tutti possono conoscere la specifica composizione dei prodotti acquistati e, conseguentemente, individuare le sostanze che potrebbero causare allergie.

Ecco come leggere l’elenco degli ingredienti

Leggere l’etichetta dei cosmetici potrebbe apparire impegnativo a causa di diversi fattori: dei termini in lingue straniere; della quantità degli ingredienti; del corpo minuscolo del carattere utilizzato. Proprio per questo motivo è indispensabile conoscere il Codice INCI, strumento fondamentale per decifrare e comprendere il contenuto del cosmetico.

La normativa INCI prevede che ogni prodotto cosmetico debba riportare in etichetta l’elenco degli ingredienti preceduto dalla parola “ingredients”. Cominciamo col chiarire che gli ingredienti vanno scritti in ordine decrescente di concentrazione. Al primo posto viene indicato l’ingrediente contenuto in percentuale più alta, a seguire tutti gli altri ingredienti, fino ad arrivare a quelli in percentuale più bassa. Gli ingredienti contenuti al di sotto dell’1%, possono essere indicati in ordine sparso. Infine, per via del segreto di fabbrica, le percentuali esatte utilizzate nel composto non vengono mai indicate. Ma vediamo, nel dettaglio, il modo in cui viene scritta l’etichetta e come vengono specificati gli ingredienti al suo interno.
Quando l’ingrediente viene indicato:
1. In latino (nome botanico), vuol dire che è stato utilizzato in purezza e che non ha subito nessun trattamento o modifica chimica. Questo riguarda soprattutto gli oli vegetali utilizzati puri e gli ingredienti naturali. Qui i nomi latini si riferiscono a ingredienti botanici o presenti nella farmacopea (codice farmaceutico). Se poi di fianco al nome c’è un asterisco*, vuol dire che quell’ingrediente proviene da agricoltura biologica Il nome in latino è sempre seguito dal nome della parte impiegata, in lingua inglese.
2. In lingua latina e in lingua inglese, significa che questo è un derivato naturale dalla materia prima (che sia frutto, radice o foglia, e dalla tipologia di prodotto, che sia olio o estratto).
3. In inglese, vuol dire che ha subito un processo chimico prima di essere inserito nella formulazione. Fa eccezione la dicitura Parfum (fragranza) che è in francese.
4. In formato alfanumerico vuol dire che ci troviamo di fronte ad un colorante artificiale che viene descritto con la sigla “CI” seguita da una serie numerica composta da 5 cifre. Per identificare i coloranti si utilizza l’Indice Internazionale dei Coloranti (Color Index International) ovvero il registro di riferimento per le sostanze coloranti gestito dalla Società dei tintori e coloristi e dall’Associazione americana dei chimici tessili e coloristi. Viene usato come riferimento per i preparati in commercio sia dai produttori che dagli utilizzatori.
5. NON compaiono in etichetta, non essendo considerati ingredienti, le impurezze contenute nelle materie prime, alcune sostanze utilizzate come solventi o vettori di composti, odoranti e aromatizzanti.
Per comprendere meglio è bene fare alcuni esempi di ingredienti specifici:
1) Maris acqua – indica l’acqua di mare (nome latino – ossia prodotto in purezza)
2) Prunus Armeniaca Kernel Oil – descrive l’olio di nocciolo di albicocca (nome latino e in lingua inglese – ovvero derivato naturale della materia prima)
3) Caprylyl Glycol (glicole propilenico) – scritto in lingua inglese indica un composto chimico
4) CI 77007 – colorante blu oltremare scritto con il codice alfanumerico del “Color Index International“.

SUGGERIMENTI SULLE SOSTANZE DA EVITARE
Dopo aver imparato a leggere l’etichetta, cerchiamo di capire quali sono gli ingredienti che il nostro acquisto dovrebbe o non dovrebbe contenere.
Alcuni esempi degli ingredienti “buoni”:
tocopherol o tocopheryl acetate, panthenol (ovvero vitamina B5)
titanium dioxide o zinc oxyde, glucoside (tensioattivi di origine naturale). I tensioattivi servono a favorire la miscelabilità dell’ingrediente con l’acqua e quindi la formazione di schiuma.
Quelli assolutamente da EVITARE poiché indicati come potenzialmente tossici sono: Siliconi, Petrolati, Parabeni, PEG, SLES, SLS/ (Etossilati/propossilati), Formaldeide, Mea/Tea/Dea, Triclosan. Si tratta di conservanti, solventi, emulsionanti, schiumogeni e detergenti.
Alcuni esempi dei “cattivi” ingredienti:
Siliconi – Questi componenti si possono riconoscere all’interno dell’etichetta per i suffissi: -thicone; -xiloxane; -silanoil. Sono composti a base di silicio che non si trovano in natura. I siliconi sono fortemente impiegati dalle aziende per le loro capacità di idrorepellenza, antistaticità, duttilità e resistenza alle alte temperature. Esempi: cyclohexasiloxane, cyclomethicone, cyclopentasiloxane, Dimethicone, Dimethiconol, Cetyl Dimethicone, Amodimethicone, Dimethicone copolyol, Poliquaternium-80, Trimethylsiloxysilicate.
Parabeni – Sono utilizzati come conservanti per le loro proprietà battericide e fungicide. Presenti soprattutto in shampoo e balsamo penetrano nella pelle e nel tessuto corporeo, evitando il passaggio dal processo digestivo rimangono intatti all’interno dei tessuti. Esempi: Methylparaben, Ethylparaben, Propylparaben, Isobutylparaben, Butylparaben, Benzylparaben, Isobutylparaben, Isopropylparaben.
Petrolati – Utilizzati come agenti protettivi per evitare la disidratazione della pelle, sono ottenuti dalla raffinazione del petrolio e si trovano solitamente in forma di gelatina. Sono prodotti comedogeni, non biodegradabili e recentemente inseriti tra i cancerogeni di II classe. Esempi: Petrolatum, Paraffinum Liquidum (o Paraffina), Vaselina, Cera microcristallina (o Microcrystalline Wax), Mineral Oil, Propylene glycol, Isopropyl.
PEG, SLES, SLS (Etossilati/propossilati) – Spesso utilizzati in prodotti da bagno in quanto schiumogeni, parliamo di grassi mischiati con composti chimici e tensioattivi derivanti dalla raffinazione del petrolio. Molto inquinanti a livello ambientale, figuriamoci per l’organismo.
Formaldeide – da evitare ingredienti quali Imidazolidinyl urea, DMDM Hydantoin, Methylisothiazolinone e Methylchloroisothiazolinone, vengono utilizzati come conservanti e sono potenziali cessori di formaldeide.
Triclosan – Conservante impiegato come antibatterico e fungicida, è un derivato del fenolo con una struttura chimica simile a quella della diossina. La Food and Drug Administration (FDA) già dal 2016 aveva annunciato di voler vietare i prodotti che lo contengono, poiché da una ricerca dell’Università del Massachusetts si è scoperto che la sostanza potrebbe influenzare il sistema endocrino e scatenare resistenze agli antibiotici. I dettagli degli studi sono stati poi pubblicati sulla rivista Science Translational Medicine.
Mea/Dea/Tea – Acidi grassi di sintesi ritenuti molto aggressivi per la pelle, comedogeni (acne) e possibile causa di forfora.
Ricordiamoci però che una sostanza vietata in cosmetica può essere consentita in detergenza.
Gli ingredienti che l’etichetta DEVE sempre specificare sono:
– Produttore o responsabile dell’immissione sul mercato;
– Data di durata minima, dove inferiore a trenta mesi, la validità post apertura se la data di scadenza del prodotto è superiore a trenta mesi. I prodotti con durata superiore a trenta mesi devono riportare il periodo di tempo in cui il prodotto, una volta aperto, può essere utilizzato, preceduta dal simbolo rappresentante un barattolo di crema aperto;
– Lotto di fabbricazione;
– Paese d’origine per i prodotti fabbricati in Paesi extra UE;
– Funzione del prodotto.

Di recente, per decifrare e analizzare l’INCI sono venuti alla luce molti siti web e APP per smartphone, con un costante database di ingredienti aggiornati. Le APP, soprattutto, sono molti utili perché con loro è possibile scannerizzare direttamente il barcode presente sui prodotti e analizzare ogni ingrediente. Eccone alcune, da scaricare gratuitamente sul telefono (Apple o Android): EcoBio Control, Inci beauty, Ingred, Cosmetic scan, Greenity, Inci Ok, Biotiful.
Ora abbiamo tutti gli elementi che ci svelano la composizione dell’etichetta. A noi quindi la scelta dei prodotti, magari indirizzandoci verso quelli “Bio” o “Green”, garanzia sia per noi sia per l’ambiente.

Monica Cinti

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