La giuggiola, frutto raro e anch’esso quasi dimenticato (come le more di Gelso – v. Esodo n. 23), è prodotta dal piccolo arbusto del “giuggiolo” il cui nome scientifico è Ziziphus jujuba. Pianta proveniente dalle aree tropicali dell’Asia, è una specie molto comune nell’Estremo Oriente, in tutto il bacino del Mediterraneo e in Africa. Ma è la Cina il Paese che conosce e utilizza questo frutto da più tempo, oltre 4000 anni. Soprattutto i botanici cinesi, nel corso dei secoli, hanno saputo selezionare questo piccolo frutto facendolo diventare di qualità superiore e vendendolo come prelibato dessert.
Un tempo, la pianta, era diffusa anche in Europa, specialmente conosciuta dai Romani i quali la introdussero nel Continente importandola dapprima in Italia. Attualmente gli alberi di giuggiole sono diffusi in entrambi gli emisferi e vengono coltivati, oltre che nel bacino del Mediterraneo, in Giappone, Iran e Afghanistan. Alcune delle sue varietà sono state importate anche negli Stati Uniti, particolarmente in California, Florida e nelle regioni sud-occidentali.
Il primo a descrivere e classificare come specie la pianta di giuggiolo, fu il botanico scozzese Philip Miller (1691–1771). Principalmente coltivato per i suoi frutti prelibati, dalla buccia di colore rosso scuro e dal sapore vagamente acidulo che ricorda quello della mela, l’albero di giuggiolo è usato anche come pianta ornamentale. Frequentemente l’albero vegeta anche allo stato selvatico, negli incolti.
CONSUMO
Le giuggiole si possono mangiare fresche, subito dopo la raccolta, oppure essere conservate essiccate o sotto spirito. Sono ottime anche per la preparazione di sciroppi, confetture o come farcitura di dolci secchi e biscotti. Inoltre le giuggiole sono l’ingrediente principale di un particolare liquore conosciuto come “brodo di giuggiole”.
Popolo molto attento alla salute, i cinesi amano consumare le giuggiole come spuntino naturale o dessert.
COSA CONTENGONO
Le giuggiole mature posseggono una interessante composizione nutrizionale. Contengono per l’81% acqua; circa l’8,7% di zuccheri; carboidrati per il 5,8%; l’1,7% di pectina; l’1,4% di cenere; proteine per lo 0,8%; fibre per lo 0,6%; minerali quali calcio, fosforo, ferro, sodio, potassio, magnesio, zinco, rame e manganese per lo 0,4%; ed, infine, grassi per lo 0,1%. Ricche di vitamine, contengono ben 20 volte in più di vitamina C rispetto a qualsiasi tipo di agrumi. Sono inoltre fonte di vitamine del complesso B, come la vitamina B1, B2 e B6, e di diversi acidi organici come linoleico, stearico, miristico, arachico o arachidico, ecc. Contengono anche tannini, flavonoidi e altri polifenoli (composti organici molto importanti per la salute).
Inoltre, le giuggiole contengono 18 dei 24 aminoacidi necessari per il corretto funzionamento dell’organismo umano. Gli aminoacidi sono molecole che aiutano a mantenere la salute ed, inoltre, favoriscono la formazione delle ossa, dei muscoli, del sangue, degli ormoni, della pelle e degli enzimi.
Valori nutrizionali delle giuggiole
A livello calorico e nutrizionale esiste un a grande differenza fra il frutto fresco e il frutto essiccato:
Giuggiole fresche
100 grammi di (poco meno di ½ tazza) contengono:
Calorie 79
Carboidrati 20 gr
Proteine 1 gr
Giuggiole essiccate
100 grammi contengono:
Calorie 287
Carboidrati 74 gr
Proteine 4 gr
UTILIZZO IN MEDICINA
Per molti secoli la medicina tradizionale cinese e quella coreana hanno utilizzato questo frutto per la cura di una grande varietà di disturbi; dalla riduzione dello stress alla cura della stipsi. La giuggiola è molto saporita e consumarla aiuta ad aumentare la resistenza e la forza muscolare. Per quanto riguarda le funzioni gastro intestinali, è noto che le giuggiole abbiano proprietà antispastiche ed antinfiammatorie. Inoltre, degli studi hanno dimostrato la loro efficacia per il mantenimento della salute cardiovascolare, poiché purificano i vasi sanguigni e migliorano il metabolismo. Con le giuggiole si può anche produrre un tè dall’azione lenitiva in grado di favorire la guarigione dal mal di gola e dalla tosse. Alcune culture (la cinese in particolare) dalla radice del giuggiolo producono una pasta dal potere cicatrizzante, da applicare sulle ferite e sulle ulcere (quindi è molto indicata soprattutto per le ustioni). La funzione antinfiammatoria delle giuggiole è nota soprattutto per la protezione di fegato e reni. A tal proposito, una ricerca scientifica pubblicata sulla rivista medica “Transplantation Proceedings” nel 2010, ha dimostrato un potenziale significativo degli estratti di giuggiole nel trattamento dei danni al fegato e dello stress ossidativo causato dai radicali liberi. Ulteriori studi sembrano dimostrare anche che il consumo di giuggiole possa migliorare la funzione immunitaria del corpo umano riuscendo a sopprimere la crescita di alcune cellule cancerose. Una recente ricerca, eseguita presso la South China University, ha confermato che la giuggiola limita il rilascio di neurotrasmettitori stimolanti prolungando i tempi del sonno e favorendo il metabolismo.
I frutti essiccati vengono inoltre utilizzati nel trattamento della stanchezza, della perdita di appetito e per curare diarrea e anemia. In Oriente, vengono utilizzate foglie, radice, corteccia e rametti come tonico nelle nefriti, nei disturbi nervosi, per eliminare l’insonnia e le palpitazioni. I benefici delle giuggiole sono tanti e tali che una direttiva del nostro Ministero della Salute (dicembre 2010), ha inserito le sostanze e gli estratti vegetali della pianta del giuggiolo (in particolare cortex, folium, fructus, semen) negli integratori alimentari.
DI SEGUITO TUTTE LE PROPRIETÀ MEDICINALI ATTRIBUITE ALLA PIANTA DI GIUGGIOLO:
- emollienti
- antisettiche
- diuretiche
- espettoranti
- depurative
- sedative
- toniche
- epatoprotettrici
- ipocolesterolemizzante
- antipiretiche
- antinfiammatorie
UTILIZZO IN CUCINA
Le giuggiole possono essere consumate crude ma tutti i loro benefici vengono potenziati attraverso la bollitura, la cottura, la stufatura o l’essiccazione.
In particolare, con l’infuso di giuggiole si ottiene una bevanda molto calmante e rilassante ed è per questo che molte delle erboristerie cinesi prescrivono il tè di giuggiole alle persone che soffrono di disturbi d’ansia e del sonno. Altro beneficio dell’infuso o del tè alla giuggiola è che contiene molti antiossidanti, elementi utili a migliorare la condizione della pelle e la digestione. Inoltre è in grado di ridurre il colesterolo cattivo (LDL) e i trigliceridi, migliorando la funzionalità cardiocircolatoria.
In cucina costituiscono un ingrediente ideale per la preparazione di deliziose confetture o per aromatizzare grappe. Le giuggiole si possono preparare anche sotto spirito oppure essere utilizzate per la realizzazione di torte e biscotti. Biscotti secchi come gli zaleti di giuggiole (o zaeti, o zaletti), che sono tipici della tradizione veneta. Esiste anche il miele di giuggiolo, dall’ottimo sapore e molto raro.
CURIOSITA’
- Le foglie di giuggiolo possono essere utilizzate in un mix di potpourri per aiutare a tenere lontani gli insetti.
- Le popolazioni dell’Himalaya credono che l’odore del fiore di giuggiola possa far innamorare le donne e per questo, in quell’area, esiste la tradizione di raccogliere i fiori per preparare elisir d’amore.
- Nei matrimoni tradizionali cinesi, la giuggiola viene messa nella camera da letto degli sposi come segno propiziatore di fertilità.
- “Andare in brodo di giuggiole”: cosa significa? Questo modo di dire viene utilizzato metaforicamente per descrivere uno stato di grazia, di piena soddisfazione fisica e psicologica. Deriva dall’omonimo liquore “brodo di giuggiole” dal sapore dolce, molto gradevole e di un colore rosso ambrato, già noto ai tempi di Erodoto che lo descrisse come bevanda inebriante. Si ottiene dall’infusione idroalcolica di giuggiole a piena maturazione, cui vengono aggiunte mele cotogne, scorze di limone, uva, melograni e altra frutta, con l’aggiunta di zucchero.
CONTROINDICAZIONI
Generalmente le giuggiole non hanno controindicazioni, comunque è preferibile consumarle con moderazione poiché contengono fruttosio che, se assunto in quantità eccessive, potrebbe risultare dannoso. Attualmente non esistono sufficienti informazioni riguardanti la sicurezza e gli effetti durante la gravidanza e l’allattamento.
Monica Cinti