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7 Ottobre 2024
Salute

Sanità in Calabria… Storia di una crisi senza fine

Ultimamente la Calabria è ritornata alla ribalta delle cronache con lo “scandalo” legato alla gestione della Sanità regionale.

Con la riforma del titolo V della costituzione, si è assegnato alle Regioni competenze esclusive in materia di Gestione Sanitaria. Una riforma coraggiosa ma forse troppo politicamente enfatizzata e poco ponderata nel non aver valutato determinati aspetti legati alle differenti condizioni di assetto socio-politico-economico delle diverse regioni d’Italia.

Ma, nell’arco temporale in cui la regione Calabria avrebbe dovuto costruire le basi per una nuova efficace ed efficiente Sanità Regionale, si è invece ritrovata sotto un “logorante” commissariamento Statale, certamente legittimo ed inevitabile quanto doveroso e necessario, che doveva mettere fine a lustri e lustri di “mala gestio”, di strutture fatiscenti o mai completate, attrezzature di fortuna, apparecchiature logore o inesistenti, fiumi di denaro pubblico vaporizzati dalla burocrazia, dalle politiche clientelari, dall’investimento in apparati amministrativi elefantiaci, da spese folli e costi di forniture esorbitanti, dalla manica larga usata per gli accreditamenti e le convenzioni con i privati! Un quadro desolante e socialmente devastante, una bomba ad orologeria destinata primo o poi a deflagrare lasciando dietro di sé macerie ed incertezze, come oggi alla fine è accaduto per via dell’emergenza Covid-19.

Responsabile di tutto ciò, in percentuale maggioritaria, sicuramente la classe politica dirigente Regionale unitamente alla Deputazione Calabrese Nazionale che ha condotto una politica tesa a garantire plotoni di sostenitori in fase elettorale, contro i diritti ed i cittadini, contro gli ammalati e le loro famiglie, che ha generato e costretto negli anni migliaia di Calabresi a doversi reinventare un nuovo modello di emigrazione, quella “sanitaria”.

Con questo quadro generale, se Commissariamento doveva essere, allora era ovvio e più che legittimo, per ricostruire un servizio ed una organizzazione sanitaria “dignitosa”, pensare e pretendere in primis ad una funzione Commissariale di indagine, verifiche, controllo e sanzioni dove si sarebbero dovuti assumere provvedimenti mirati a tagliare i rami secchi e interrompere l’incedere di questo “mare magnum” fatto di interessi e speculazioni di varia natura e genere.

Non è avvenuto niente di tutto questo! Anzi, se vogliamo girare ancor di più il dito nella piaga, potremmo constatare, nel più totale paradosso, che nonostante il commissariamento, il ministero dell’Interno ha trovato addirittura il tempo e le prove per sciogliere ben due aziende sanitarie Provinciali per infiltrazioni di tipo mafioso.

Il risultato è che oggi i Calabresi si ritrovano una Sanità non solo minata sotto l’aspetto organizzativo e gestionale lontana anni luce da quel modello di sanità che la devoluzione delle competenze in materia avrebbe consentito alle regioni di costruire, ma addirittura attualmente è fortemente pregiudicato nella sua applicazione quel “diritto alla salute” sancito dall’art. 32 della nostra carta Costituzionale che per i Calabresi, nel rileggerlo suona come una beffa!

Una terra, la Calabria, che deve ritrovare l’orgoglio, partendo da una rivoluzione culturale a 360°, per scacciare definitivamente via le logiche del malaffare e soprattutto estirpare la “mala pianta” della politica che l’ha trascinata in questo tunnel senza luce, ma anche la determinazione per costruire una “Governance” affidata ad nuova classe dirigente, quella che si è fatta da sola, quella che vive nel rispetto delle regole, quella che è cresciuta con i valori del lavoro, della famiglia e con i sani principi dell’onestà, e del rispetto reciproco, quella che si richiama alle vere ed autentiche “radici” della gente di Calabria che furono anche di Cassiodoro e Gioacchino da Fiore.

Rocco Mungo

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